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Anna che sorride alla pioggia - intervista a Guido Marangoni

Quando la dottoressa ci convocò e senza tanti preamboli ci disse: «Si tratta della trisomia 21», invece, capii un’altra cosa: che Daniela era già pronta. «È maschio o femmina?», chiese, lasciandomi a bocca aperta ancora una volta. Perché adesso sì, l’unica cosa che contava era sapere chi sarebbe arrivato nella nostra famiglia. Era Anna la buona notizia che stavamo aspettando.”

Ed eccoci a parlare con Guido Marangoni, papà di una bimba famosa sul web, Anna, che con la sua pagina Facebook Buone notizie  secondo Anna, ci ha insegnato a guardare il mondo da un altro punto di vista.

Questa è la storia di una famiglia numerosa, unita, caparbia nell’affrontare la vita con il sorriso. Ma c’è un membro della famiglia che si è guadagnato un posto d’onore. Guido, chi è l’Anna del titolo?

Anna è la nostra terza figlia. Ammetto che ho provato di tutto per avere il figlio maschio, ma credo di aver fatto confusione con i cromosomi. Anna infatti ha quel famoso cromosoma in più che tanto spaventa le nostre certezza, una paura tanto invadente da occupare tutto in un primo momento.

Per fortuna ci sono le altre due ragazze Marta, Francesca e la stessa Anna a ricordarci  chi si nasconde dietro le aspettative di noi genitori o chi attende di essere scoperta oscurata da un’invadente sindrome. Quando poi avviene l’incontro ci si deve arrendere alla delicata potenza di Anna che a suon di sorrisi e abbracci si è conquistata il posto d’onore nella nostra famiglia.

L’Anna del titolo è così, facendosi spazio tra i limiti che spesso le impongo senza accorgermene, mi riporta alla normalità dei bisogni di ogni bimbo e sembra dirmi: “Oltre le tue paure io sono Anna e mi piacciono le coccole, oltre i tuoi pregiudizi io sono Anna e voglio imparare cose nuove, oltre il tuo lamentarti io sono Anna e sorrido alla pioggia.”

Ti è servito scrivere questo libro?

Anche se rischio di sembrare esagerato posso tranquillamente dire che non solo mi è servito, ma mi ha proprio cambiato. Ho voluto esplicitarlo anche nei ringraziamenti del libro stesso: “Scrivere un libro è un’avventura straordinaria.” Raccontare poi la dimensione più intima e fragile di te e della tua famiglia a prima vista può sembrare una debolezza, in realtà è uno scrigno di opportunità. Anche chiedere perdono, come umilmente ho provato a fare, può risultare anacronistico, ma posso assicurare che tutto questo dona una libertà davvero potente… e affrontarlo con profonda leggerezza mi fa anche tanto ridere 🙂

Fare memoria e cercare di raccontare la propria vita credo sia l’unica cosa che davvero ci invidia il regno animale, per il resto non abbiamo molto da suggerire ai nostri coinquilini terrestri. Un po’ per paura un po’ per pigrizia tendiamo a perdere questa grande qualità, declinata in ognuno di noi in milioni di modalità diverse. Tornando quindi alla domanda “ti è servito?” rispondo che questo libro è stato una delle più bella occasioni della mia vita per riappropiarmi del privilegio tutto umano di raccontarsi.

Con la tua pagina Facebook Buone notizie secondo Anna ci hai abituato a guardare le cose da un altro punto di vista, meno scontato. Qual è il nuovo punto di vista che ci regala questo libro?

Sono innamorato della ricchezza dei punti di vista. Il mio desiderio è semplicemente quello di incuriosire, di lasciare qualche traccia per scoprire una nuova prospettiva su aspetti, anche personali, che istintivamente releghiamo nel cassetto nascosto delle “cose da evitare” . Poi ci saranno tanti nuovi punti di vista tanti quanti saranno i lettori e questo è davvero meraviglioso.

Per rispondere alla domanda prendo in prestito la riflessione di un’amica dopo un mio incontro con un numeroso gruppo di famiglie dove presentavo il mio punto di vista e l’idea del libro. Scrive: «Avete presente quelle immagini, quelle “ambivalenti”, ambigue… quelle che se guardi da una parte vedi un soggetto (per esempio una vecchia befana) mentre se cambi prospettiva vedi tutt’altro (il profilo di una bella ed elegante signora)? Ecco, la riflessione di Guido ci ha aiutato proprio a cambiare sguardo, cioè a  vedere  le nostre fragilità ovvero quello che noi a una prima occhiata percepiamo come un limite, una carenza, una povertà, da un punto di vista nuovo e inaspettato.» 

La cosa meravigliosa, e che mi piace molto, è che a un occhio distratto in realtà non cambia proprio nulla, ma la verità è che cambiare lo sguardo fa tutta la differenza del mondo. La vecchia befana sarà sempre presente, ma almeno non sarà padrona della scena, ci sarà anche una bella ed elegante signora che aspetta solo di essere scoperta.

Hai raccontato di un gioco che ami fare con le tue figlie, prima di metterle a dormire. Loro scelgono una parola e tu inventi una storia che la contenga. Qual è la parola che sta al centro di Anna che sorride alla pioggia?

Devo essere sincero. Se chiudo gli occhi e penso ad una parola per questo libro mi compare il sorriso di Anna. Lei è così… è un po’ invadente! Forse assomiglia al papà, direbbe mamma. 🙂 Quindi non è proprio una parola, ma un atteggiamento, un tendere, un allenamento. Qualsiasi cosa succeda c’è un tempo per piangere e un tempo per ridere. Il segreto è fare in modo che le lacrime, spesso egoiste e arroganti, non ci facciano scordare l’incontro e il sorriso.

Forse, come Marta e Francesca mi sfidavano a creare storie con le parole da loro scelte, Anna mi invita ogni giorno a scrivere, la mia e la nostra storia sorridendo. Non è sempre semplice, anzi. Ma sinceramente nella vita non mi è ancora capitato di incontrare qualcosa, per cui valga la pena lottare, che sia facile.

Qual è il messaggio più importante che speri che arrivi al lettore?

Mi piacerebbe che, a chi avrà la curiosità e la bontà di leggermi, dopo qualche sana risata, rimanga il desiderio di provare a inoltrarsi, anche solo di un millimetro, in quella zona di imbarazzo che ci hanno insegnato a evitare. Quel momento dove ti senti un po’ indifeso, un po’ fuori posto, ma che magicamente apre canali di comunicazione  e gioia inimmaginabili da “fuori”. Questo meccanismo è amplificato quando incontriamo persone con disabilità esplicite, ma vale per ogni singolo incontro che facciamo nella nostra vita.

Mi piace sottolineare “esplicite”, perché ci sono tutta una serie di “disabilità nascoste” che ci riguardano. Tutti, nessuno escluso. Riuscire a guardare alle nostre disabilità, o meglio ancora, fragilità nascoste non prendendoci troppo sul serio, credo sia uno dei segreti della felicità.

Anna che sorride alla pioggia

Anna che sorride alla pioggia

Guido Marangoni

VINCITORE PREMIO SELEZIONE BANCARELLA 2018

Un'ora dopo aver letto l'esito del test di gravidanza, avevo già montato un canestro in giardino. «È un maschio, me lo sento!». Perché dopo due...

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