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Brevi riflessioni di Fisica Quantistica: Una scienza universale

“È effettivamente possibile, in termini di moto degli atomi, spiegare come gli uomini possano inventare un motore elettrico o progettare, e costruire, una grande cattedrale? Se tali risultati rappresentano qualcosa di più che il soddisfacimento delle leggi fisiche significa che la scienza è obbligata a cercare ulteriori fattori di controllo, indipendentemente da quali possano essere, che consentano di comprendere adeguatamente il mondo della natura. Una scienza che descrive solo i moti degli oggetti inanimati ma non include le azioni degli organismi viventi, non può pretendere di essere considerata universale”.

Nel volume “Il mondo secondo la fisica quantistica” (in uscita a novembre), questa riflessione di Arthur Holly Compton – fisico statunitense, scopritore dell’omonimo effetto, e vincitore del Premio Nobel nel 1927 – accompagna in sottofondo molti dei temi trattati. È realmente possibile che la nostra relazione col mondo che ci circonda possa essere descritta unicamente tramite delle leggi fisiche? E che significato assumono quelle stesse leggi quando vengono applicate agli organismi viventi?

Compton, nel 1940, quando scrisse il volume “The human meaning of science” – testo dal quale è tratta la citazione – si stava ponendo quelle stesse domande che oggi potrebbero, e dovrebbero, costituire il fondamento di un approccio “universale” alla ricerca scientifica. E di conseguenza, agli stessi concetti di conoscenza e coscienza.

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