«Io sono io, la malattia è la malattia. Siamo due
cose diverse», rivendica con orgoglio Eleonora,
stanca degli sguardi pietosi e imbarazzati
che suscita la sua testa senza capelli. Quell'atteggiamento
lo conoscono bene anche Tony,
che si è fatto amputare una gamba per un
osteosarcoma; Cecilia, che ha lottato per anni
contro la leucemia; Giovanni, diviso fra esami
medici e universitari; Miriam, che con l'HIV
convivrà per sempre. Sono i B.Livers, ragazzi
che gli ospedali li conoscono fin da piccoli,
ma proprio tra le corsie hanno imparato che,
più forte del dolore e della paura, c'è la voglia
di vivere. Per questo si impegnano a trasmettere
il loro entusiasmo in ogni cosa che fanno
e non concepiscono la parola «impossibile».
Vanno in azienda e cercano il lavoro dei sogni,
incontrano i loro idoli, si confrontano
con gli adulti da pari a pari (e spesso la sanno
più lunga). Solo un gruppo così testardo e
inarrestabile può lanciarsi nell'impresa assurda
di creare un giornale dal nulla, arrivando
a coinvolgere perfino il Corriere, con lo scopo
di raccontare una storia diversa: quella di
chi, come loro, nel male ha trovato una forza
straordinaria e di fronte alla morte ha capito
il valore di ogni singolo istante. In questo libro,
i B.Livers (che esistono davvero, sono a
Milano) raccontano la loro ultima avventura,
ma anche i pensieri, i turbamenti, gli amori e
le emozioni di adolescenti, fragili come tutti,
ma un po' più saggi degli altri.