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  autrice libro Il circolo degli eretici filosofo Giordano Bruno gallery Giordano Bruno  
 

Giordano Bruno filosofo Del luogo natio, la gloriosa Nola, che aveva respinto Annibale e accolto l’ultimo respiro di Augusto, aveva ereditato la fierezza e lo spirito combattivo. Vi era nato nei primi mesi del 1548 e, anche quando l’abbandonerà a 14 anni per andare a studiare a Napoli, Filippo Bruno rimarrà per sempre il “Nolano”.

A 17 diventa fra’ Giordano, quando, ammaliato dagli oratori che predicano dal pulpito di S. Domenico Maggiore, entra in convento. Percorre rapidamente tutte le tappe fino al sacerdozio, celebrando a Campagna la sua prima messa. Si segnala subito per l’acuto ingegno e la particolare abilità nell’arte della memoria ma anche per l’insaziabile curiosità che lo porta ad interessarsi non solo ai testi canonici, ma anche a quelli eretici, in particolare alle opere di Erasmo da Rotterdam. Tendenza questa che determina l’apertura del primo processo contro di lui, spingendolo a fuggire da Napoli.

Ha inizio così un’incredibile peregrinatio: quasi diecimila chilometri, in giro per le principali corti ed accademie europee. Nell’arco di due anni soggiorna a Roma, Noli, Savona, Torino, Venezia e Padova. Dopo brevi soste a Bergamo e a Brescia, si dirige verso Lione, poi Chambery e di lì a Ginevra, dove riesce a farsi scomunicare anche dai calvinisti. La sua irrequietezza e l’intolleranza ai dogmi gli faranno stabilire un ineguagliato record di scomuniche: alla cattolica e alla calvinista, si aggiungeranno l’anglicana a Londra e la luterana ad Helmstedt. Tappa successiva: Tolosa, dove insegna per circa due anni, prima di dover cambiare aria per la recrudescenza delle lotte religiose. Giunge così a Parigi, dove gode un periodo di fulgida fortuna. Enrico III ne ammira l’arte della memoria, lo nomina lettore reale e lo invia a Londra al seguito dell’ambasciatore Michel de Castelnau.

Il soggiorno inglese, iniziato nell’aprile 1583, lo introduce alla corte della “diva Elisabetta” e gli consente di portare a termine la maggior parte delle opere italiane. Nel mirino della sua insaziabile ambizione finisce naturalmente Oxford: troppo ghiotta l’occasione di affermare l’infinità dell’universo nella roccaforte della pedanteria accademica! Tanto ardire gli costa l’allontanamento, con l’accusa di plagio, tanto fedelmente la mnemotecnica gli consentiva di citare i suoi maestri.

Al rientro in Francia, il tentativo di tornare ad insegnare è frustrato dall’opposizione degli aristotelici, ai quali rinfaccia la cieca abitudine a credere. Dopo una drammatica disputa, svoltasi a Cambrai, è costretto a lasciare la Francia, dando inizio alla fase tedesca della sua peregrinatio. Nonostante critichi ferocemente la dottrina dei luterani, sono proprio questi a trattarlo con più ospitalità e considerazione. Insegna a Wittenberg e ad Helmstedt, esperienze esaltate nelle “Due Orazioni”, lasciando dietro di sé uno stuolo di fedeli e riconoscenti discepoli. Tenta la carta Praga, alla corte dell’imperatore Rodolfo II, ma il ruolo di mago o ciarlatano non fa per lui. Fa rotta quindi su Francoforte, per curare la pubblicazione della summa del suo pensiero: i tre poemi latini. Il soggiorno è interrotto da un periodo di sei mesi in Svizzera, oscuro ma denso di suggestioni.

Attirato in Italia dalla doppia utopia di contendere a Galileo la cattedra di matematica a Padova e di ottenere il perdono papale, vincolandolo alle sue idee, accetta l’invito-trappola del patrizio veneziano Giovanni Mocenigo, che gli sarà fatale. Questo tristo personaggio, deluso per non aver ricevuto gli insegnamenti magici che si aspettava, lo fa rinchiudere dai servi e lo consegna agli sgherri dell’Inquisizione. Il “Mercurio in terra”, finisce così in una buia cella, dalla quale non uscirà più. In verità, a Venezia le cose sembrano mettersi bene ma, proprio quando Bruno pensa di potersela cavare, rinnegando gli eccessi verbali commessi e promettendo di tenere a freno il suo ingegno, arriva l’avocazione del processo da parte del Santo Uffizio Romano, che non aveva mai cessato di tenerlo d’occhio. Venezia abbozza una resistenza, in nome della propria autonomia legislativa, ma infine cede alle richieste del Vaticano e, nel febbraio del 1593, il filosofo viene trasferito nelle carceri di Roma. Bruno tiene testa ai suoi accusatori per sette lunghi anni, con una tattica fatta di parziali ammissioni e orgogliose rivendicazioni, ma l’ingresso nel collegio giudicante del cardinale Bellarmino imprime al processo una brusca sterzata. La difesa del Nolano, incentrata sulla distinzione della verità filosofica da quella teologica, vacilla. Messo di fronte all’obbligo di abiurare 24 proposizioni ritenute eretiche, si dice disposto per quelle di natura teologica ma, di fronte alle verità filosofiche, che rappresentano l’essenza del suo pensiero, si irrigidisce e grida di non aver nulla di cui pentirsi. Le ultime parole, prima che gli impongano la mordacchia per inchiodargli la lingua, sono sprezzanti: “Avete più paura voi nel pronunciare questa sentenza, che io nell’ascoltarla!” Giovedì 17 febbraio 1600, legato nudo a un palo in piazza Campo de’ fiori, il filosofo degli infiniti mondi viene bruciato vivo.

Guido del Giudice

Per ulteriori informazioni visita il sito www.giordanobruno.com

 

 

OPERE

1582

  • Candelaio
  • De umbris idearum
  • Cantus circaeus ad memoriae praxim ordinatus
  • De compendiosa architectura et complemento artis Lullii

1583

  • Ars reminiscendi
  • Explicatio triginta sigillorum et Sigilli sigillorum

1584

  • La cena de le ceneri
  • De la causa, principio et uno
  • De l'infinito universo et mondi
  • Spaccio de la bestia trionfante

1585

  • Cabala del cavallo pegaseo
  • De gl'heroici furori

1586

  • Figuratio Aristotelici Physici auditus
  • Dialogi duo de Fabricii Mordentis Salernitani prope divina adinventione
  • Dialogi Idiota triumphans. De somnii interpretatione.
  • Centum et viginti articuli de natura et mundo adversus Peripateticos
  • Animadversiones circa lampadem lullianam

1587

  • De Lampade combinatoria lulliana
  • De progressu et lampade venatoria logicorum  

1588

  • De specierum scrutinio et lampade combinatoria Raymundi Lullii
  • Camoeracensis acrotismus seu rationes articulorum physicorum adversus Peripateticos
  • Libri physicorum Aristotelis explanati
  • Oratio valedictoria
  • Articuli centum et sexaginta adversus huius tempestatis mathematicos atquephilosophos

1589

  • Oratio consolatoria

1589-90

  • De Magia 
  • De magia mathematica
  • De rerum principiis, elementis et causis
  • Medicina lulliana 

1591

  • De triplici minimo et mensura
  • De monade numero et figura
  • De innumerabilibus immenso et infigurabili
  • De imaginum, signorum et idearum compositione
  • Theses de magia
  • De vinculis in genere
  • Lampas triginta statuarum
  • Praelectiones geometricae
  • Ars deformationum


Opere postume


1609

  • Summa terminorum metaphysicorum

1612

  • Artificium perorandi

 

BIBLIOGRAFIA

 
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