In questo libro Renata Pisu racconta il suo rapporto con la Cina, iniziato nel 1957, quando si trasferì a Pechino per un corso di studi.Vi rimase quattro anni, e da allora non smise mai di tornare periodicamente in quel Paese che l'aveva "contagiata" di un male inguaribile, il Mal di Cina, segnando in modo indelebile la sua vita. Le sue pagine non sono dunque un resoconto o un reportage di viaggio: piuttosto, assomigliano a un percorso tra passato e presente - dentro una realtà culturale, politica, geografica - che si accompagna a un itinerario esistenziale. Così davanti ai nostri occhi sfilano la Pechino di Mao e quella dei grattacieli, la Manciuria attraversata dalla Transiberiana e le Tre Gole del fiume Yangtze e poi ancora l'anziana lavandaia "dai piedi di giglio", l'intellettuale cinese che amava Verlaine e fu mandato a "riformarsi il pensiero" in una vetreria, e i tanti "occidentali" che hanno capito troppo, o troppo poco, di questo straordinario Paese.