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A 34 anni dal disastro nucleare di Chernobyl, abbiamo intervistato la nostra autrice Stefania Divertito per fare il punto su un evento devastante che ancora oggi ha conseguenze allarmanti.

1) 26 aprile 1986: sono trascorsi 34 anni dal disastro di Chernobyl. I devastanti incendi che nelle ultime settimane hanno infuriato nella zona contaminata fanno pensare che la questione Chernobyl sia ancora aperta.
Chernobyl è allo stesso tempo uno dei luoghi più pericolosi e più controllati del mondo. Nonostante questo, come gli incendi di queste settimane dimostrano – con fiamme che si sono protratte per giorni e giorni sprigionando una nuova nube radioattiva – non si è mai al sicuro. In questi anni abbiamo visto il turismo verso quei luoghi di morte aumentare con un trend in crescendo, ma quando ci approcciamo a Chernobyl dobbiamo tenere ben presente di ciò che è: un memento agli errori di una generazione, e al dolore e al sacrificio di centinaia di migliaia di persone.

2) Il legame tra Chernobyl e il nostro Paese è stato forte e unico. Che cosa resta oggi di quel legame?
A inizio marzo sono stata a Lecce per un incontro proprio su Chernobyl. Lì ho potuto conoscere tante donne e uomini che hanno partecipato da trent’anni a progetti di adozione a distanza. C’era anche una giovanissima ricercatrice ucraina, ex “figlia di Chernobyl”, venuta in Italia da piccola, e poi ci è tornata per studiare, adesso lavora in un ospedale pugliese. C’era poi una donna che è riuscita ad adottare la bambina che le era stata affidata, ed era orfana. La ragazza era presente in sala. Timidamente mi ha salutata e raccontato che la vita in Italia è fatta di tanta straordinaria normalità per chi, come lei e tanti altri bambini, non avevano altra via che istituti e povertà. Ecco, quella giornata mi ha dato molto, e credo che quel legame, creatosi 34 anni fa sia ancora molto, molto forte.

3) Molte delle storie contenute nel libro rivelano una capacità tutta italiana di reagire nelle avversità. La ritrova in ciò che sta accadendo in questi mesi di epidemia?
Nei mesi successivi al 26 aprile 1986 gli italiani hanno reagito con grande slancio e grande partecipazione al dramma in corso in Ucraina e Bielorussia. Recentemente l’Italia viene raccontata come un Paese dai porti chiusi. Invece, osservando la gara di solidarietà scattata per aiutare gli ospedali, la straordinaria abnegazione di medici e infermieri, la gentilezza del personale dei supermercati, l’inventiva dei negozianti che si sono reinventati a domicilio, la voglia di condividere la paura, anche semplicemente cantando dai balconi, ecco tutto questo mi fa pensare che l’Italia sia ancora il paese dai cuori aperti, altro che porti chiusi. Nello stesso tempo, la vera sfida inizia ora, alla riapertura, dove dovremo leccare le ferite a una infrastruttura economica indebolita, più fragile. La vera solidarietà, che deve vederci uniti e coesi, deve scattare ora. Perché solo così potremo mettere in circolo il germe di una ricostruzione che possa essere sostenibile, solidale, e che non lasci nessuno indietro.

Chernobyl – Italia

Chernobyl – Italia

Stefania Divertito

Dopo la bellissima e agghiacciante serie tv su Sky Atlantic: 'Chernobyl', abbiamo scoperto molte verità sconvolgenti su uno dei peggiori disastri nucleari della storia. Le conseguenze...

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