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Care libraie e librai italiani,

È con grande piacere che vi presento un’eroina che mi ha insegnato molto sulla vita, sulla famiglia, sull’affrontare a testa alta i momenti difficili.

Sono cresciuto nelle praterie canadesi, in una cittadina che nei miei ricordi sarà sempre grigia e cupa, come in un romanzo di Dickens. Mio padre faceva il camionista, mia madre era una casalinga affetta da una disabilità intellettiva debilitante. È da lei che nasce Zelda.

Io e il mio fratello maggiore ci prendevamo cura di lei quando nostro padre stava via intere settimane per trasportare pericolose sostanze chimiche nella gelida tundra canadese: la frustrazione di dovermi sobbarcare una responsabilità così grande da ragazzino mi ha aiutato a creare Gert, il fratello di Zelda, profondamente generoso, anche se fa di tutto per nasconderlo, ma ancor più profondamente inquieto. Su di lui avevo scritto una storia: un racconto pieno di rabbia che parlava di un ragazzo che si sentiva preso in trappola dalle responsabilità e di sua sorella che, a causa dei disturbi cognitivi da cui era affetta, non riusciva mai a fare la cosa giusta per quanto ci provasse.

Alcuni anni dopo, non riuscivo a togliermi Zelda e Gert dalla testa. Senza un obiettivo preciso, mi sono messo a scrivere episodi della vita di Zelda ed episodi della vita di Gert. Ben presto, mi sono innamorato di quella tribù di emarginati dalla società e mi sono ritrovato con quasi 400 pagine della loro esistenza impilate di fronte a me. E, in qualche modo, quelle pagine sono diventate il libro che ora stringete tra le mani, lontano dalla mia cupa città dickensiana. Ma, soprattutto, nel corso della stesura del romanzo ho iniziato a capire come doveva essere stata la vita per mia madre, che aveva affrontato eroicamente le sfide quotidiane nonostante i suoi limiti.

Librerie e biblioteche erano i luoghi dove andavo a nascondermi dopo la scuola, quando non volevo tornare a casa. E, anche se sembrano passati secoli dalla mia infanzia, immagino che ci siano ancora giovani lettori come me che fanno la stessa cosa nelle librerie di tutto il mondo.

Zelda s’innamora dei libri sui Vichinghi perché le mostrano un mondo in cui le persone come lei – quelle che vengono guidate e controllate da altri, quelle che si sentono dire che non contano nulla – possono realizzarsi e diventare la versione migliore di sé. A mio avviso, non c’è atto più eroico di questo, e non c’è nulla di più leggendario dell’aiutare i lettori a trovare libri che cambieranno loro la vita.

Mi fa molto piacere donarvi questo romanzo e darvi umilmente il benvenuto nella tribù di Zelda: non avrebbe trovato la sua leggenda senza librerie e senza coloro che le rendono speciali.

Un caloroso abbraccio dal gelido Canada,

 

Andrew David MacDonald

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