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Il progetto B.LIVE

L’amore per un figlio è una delle cose più potenti che ci sia. La morte di un figlio è uno dei dolori più forti che ci sia. L’unione può essere distruttiva, ma può anche generare una forza e una potenza straordinarie. Per il bene e il futuro di altri. La morte di un figlio azzera tutto. Le cose apparentemente importanti diventano superflue. Le cose scontate diventano prioritarie. Si acquisisce una sorta di verginità di pensiero, si distilla ciò che serve per vivere (bene) da quello che serve per complicare la propria e altrui vita.

Fondazione Magica Cleme Onlus e il progetto B.LIVE di Fondazione Near Onlus nascono da molte esperienze di morte e quindi di potenza produttiva. La forza di coloro che rimangono e di coloro che li aiutano da sopra le nuvole. Una forza pura e pulita come quella dei ragazzi che sono motore di cose pure e pulite. Non contaminate ancora dalle «meraviglie» degli adulti: avidità, cecità, cinismo, disillusioni.

Il progetto B.LIVE nasce per questo motivo: dare voce e pensiero ai giovani, soprattutto quelli malati che, avendo parlato con la morte, guardano la vita dritta negli occhi con uno sguardo di totale speranza e fiducia. A questi ragazzi noi dobbiamo dare un futuro e un mondo migliore. Diverso da quello in cui viviamo e in cui corriamo senza una ragione e un senso che non sia solo illusorio.

I B.Livers lavorano con aziende (importanti), creativi e professionisti, organizzazioni non profit e scuole, portando un punto di vista diverso e competenze dati da esperienze di vita uniche e spesso irripetibili. Esperienze che cambiano le prospettive e le priorità. Esperienze che condividono con gli adulti, mettendosi al loro livello e chiarendogli cosa di utile ed essenziale c’è nella loro vita e nel loro fare, e cosa invece è una folle corsa verso quanto fa solo chiasso e nebbia. Sono degli strumenti del bene, perché parlano al cuore e non ai desideri della mente. Nel corso degli anni sono molte le iniziative a cui i ragazzi hanno lavorato: una collezione di moda con Gentucca Bini, una canzone (Nuvole d’ossigeno) insieme a Faso di Elio e le Storie Tese, una collezione di gioielli a forma di bullone, una linea di cosmetici naturali, la B.LIVE Natural Beauty con i Laboratoires Phyto Technique, una borsa con Coccinelle che diventa bestseller per due anni, e molti altri come il B.LIVE Techno Chic Parka, realizzato insieme a Weekend Max Mara nel 2016-17. Oltre a questi progetti che diventano veri e propri prodotti, i ragazzi vengono coinvolti in tantissime visite (Barilla, Poretti, Catellani & Smith, Fontanafredda, Venchi, Cameo, Acciaierie di Piombino, Mediaset, Ermenegildo Zegna, Cantine di Annibale Alziati eccetera), laboratori, vacanze e incontri che mostrano dall’interno i mestieri e la vita professionale.

Quindi ora il progetto vede l’impegno dei ragazzi anche nella seconda parte della loro vita, quando, superata la malattia o nei momenti in cui questa lo permette, lavorano insieme ad aziende, professionisti, creativi per imparare l’arte del fare e il mestiere della vita.

Ma ai ragazzi malati (una sessantina), nel tempo si sono aggiunti anche volontari adulti e altri ragazzi delle scuole e figli di amici, che insieme costituiscono il gruppo e il movimento dei B.Livers, coloro che credono in un futuro migliore. Una delle tantissime visite fatte all’interno di aziende è stata quella al Corriere della Sera, dove nacque, nel 2015, l’idea di fare un giornale proprio, Il Bullone, che non fosse autoreferenziale, ma che raccontasse quello che i B.Livers sono e vogliono dimostrare, cioè che con coraggio, passione e forte coesione si possono volgere in positivo anche le storie più difficili e drammatiche. Storie ordinarie e straordinarie che fungano da ispirazione per altri ragazzi, sani o malati, e che contaminino attraverso le emozioni e un punto di vista diverso e potente gli adulti e la società nella quale viviamo. Quindi basta con le lamentele, la commiserazione e l’attesa che sia qualcun altro a fare, e forza, insieme, si inizia ad agire!

Ora i B.Livers sono diventati una sorta di grande famiglia che si ritrova spessissimo a lavorare su vari progetti aziendali, alla redazione del Bullone (spesso itinerante, per lavorare insieme a ragazzi che hanno incontrato altri problemi…), a fare vacanze di lavoro e divertimento, portando sempre con sé una potente energia e un enorme entusiasmo, che li pone allo stesso livello degli adulti, aprendo a questi ultimi canali di riflessione sul vero senso della vita e del lavoro a cui si dedicano. All’interno di B.LIVE hanno un ruolo fondamentale amici e volontari che portano esperienze, rete, idee, professionalità, mettendole a disposizione del progetto e dei ragazzi. È una tipologia di volontariato un po’ diversa dall’idea tradizionale, le persone non sono altro da sé, ma possono portare se stesse come valore aggiunto, ricavando anche orgoglio e dando un senso ancora maggiore ai propri percorsi. 

Altro effetto positivo delle attività di B.LIVE e del Bullone è l’ingresso dei ragazzi nel mondo del lavoro. Infatti, appartenendo a un gruppo forte e coeso, acquisiscono competenze e grandissima fiducia in se stessi, che consente loro di tirar fuori le passioni e i talenti. Ciò fa sì che in molti abbiano fatto stage e trovato un posto di lavoro in prestigiose organizzazioni (Mandarin Oriental Hotel, Virgin Radio, Roedl & Partner, Vivienne Westwood, Il Giornale.it eccetera). Alcuni sono direttamente impegnati all’interno della Fondazione Near Onlus, come l’art director del Bullone, portando competenze sempre più essenziali.

Anche alcune fondazioni come Fondazione Monzino, Fondazione Vodafone, Fondazione Corti e Fondazione Cariplo hanno dato fiducia e sostegno ai ragazzi e ai loro progetti.

Il libro è liberamente ispirato alla multiforme esperienza dei B.Livers: abbiamo tratto spunto da vicende realmente accadute (il nostro Bullone esiste eccome!), ma per esigenze narrative abbiamo dovuto a volte cambiare i tempi e l’ordine degli eventi. Lo stesso abbiamo fatto con le storie personali: sono tutte vere, vissute da ragazzi che sono o sono stati dei B.Livers. Però la nostra aspirazione era raccontare «storie universali», che racchiudessero le luci, le ombre, le difficoltà e la forza che la malattia porta sempre con sé. Per questo abbiamo preferito non usare i nostri veri nomi e attribuire le esperienze a personaggi, per sentirci liberi di raccontare qualcosa che andasse oltre il nostro caso personale.

I B.Livers sono un movimento che crede e lavora per costruire un mondo migliore; Il Bullone e questo libro ne sono la voce. Portano e raccontano esperienze diverse, danno punti di vista diversi, tirano fuori dalle persone il meglio che c’è in loro. Il lato bello e puro dell’essere umano. L’amore, gli affetti, il caldo al cuore, i sentimenti puliti, che spesso si nascondono e si eludono perché dobbiamo essere competitivi, performanti, «vincenti».

Ma alla fine vince davvero chi ha e genera amore, non chi ha e basta.

Bill Niada e tutti i B.Livers 

La compagnia del bullone

La compagnia del bullone

B.livers

«Io sono io, la malattia è la malattia. Siamo due cose diverse», rivendica con orgoglio Eleonora, stanca degli sguardi pietosi e imbarazzati che suscita la sua testa senza capelli....

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