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Q&A le vostre domande a Robin Hobb #part2

Q&A con Robin Hobb: abbiamo raccolto le domande dei lettori per Robin Hobb, amata scrittrice di fanatsy e autrice de L’assassino – Il Ritorno. Ecco la seconda tranche di risposte! (le altre le potete leggere qui)

  1. 1 – Perchè ha deciso di scrivere sotto pseudonimo? E perché ha scelto il nome “Robin Hobb”?

Oh, questa è una domanda a cui ho risposto moltissime volte! Quindi, ve lo dirò di nuovo!

Quando ero agli inizi della mia carriera di scrittrice, usavo il mio vero nome: Megan Lindholm. E scrivevo diverse cose: articoli di giornale, storie per bambini, poesie, e racconti fantasy, più o meno lunghi. Persino qualche storia di fantascienza. Quando mi cimentavo con il fantasy, ne scrivevo di tutti i tipi. Le mie storie avevano recensioni molto positive, ma non vendevano granché. I miei lettori non sapevano mai che genere di racconto gli avrei proposto in seguito.

E poi ho iniziato a lavorare alla trilogia dei Lungavista. E sia il mio agente che il mio editor mi dissero: «Questo è qualcosa di completamente diverso rispetto a tutto quello che hai scritto in passato. Perché non ci inventiamo uno pseudonimo per differenziarlo dai tuoi lavori precedenti?» E l’idea mi ha intrigato subito.

Mi sono divertita parecchio a scegliermi un nuovo nome. Volevo che fosse un nome evocativo, ma non solo. Volevo che fosse corto, così sarebbe stato stampato bello in grande sulla copertina! E ho scelto di far iniziare il cognome con la lettera “H”, così i miei libri sarebbero stati posizionati sui ripiani intermedi in libreria, non troppo in alto ma nemmeno troppo in basso. Per quanto riguarda il nome, abbiamo scelto Robin, che significa pettirosso e fa venire in mente la primavera, Robin Goodfellow, meglio noto come Puck, e infine Robin Hood, certamente. Dopo aver stabilito Robin come nome, ci siamo decisi per Hobb come cognome, perché ha un bel suono, gentile, (in inglese hob è il fornello, perciò quando lo pronuncio penso alla frase “metti il bollitore sul fornello”) e per l’insolito rimando agli hobgoblin! Mi piaceva anche come suonavano insieme i due nomi. Mi sono divertita davvero molto a inventarmi una nuova identità!

  1. 2 – Robin, un saluto da un membro di www.bloodmemories.it . Perché ne L’assassino. Il ritorno ci sono così pochi riferimenti agli eventi politici che accadono in altre parti del tuo mondo? So che Fitz si è ritirato a Giuncheto, ma speravo di leggere qualcosa su Calched e sulle Rive Maledette in questo libro e nel seguito, visto che hanno un legame con Umbra.

Credo che ogni libro offra una chiave di lettura al lettore. Ne  L’assassino. Il ritorno, Fitz si trova calato in un ambiente domestico, una sorta di isola felice. Ha deciso di ritirarsi dalla politica di Castelcervo e sta cercando un po’ di pace. Fitz è abbastanza ostinato nell’evitare di venire a contatto con gli intrighi della corte, poiché sa che, se si lascia coinvolgere anche solo un po’, ci finisce dentro fino al collo.

Quando scrivo in prima persona, penso che sia molto importante limitarmi al punto di vista del narratore. Il lettore può vedere solo con gli occhi di quel personaggio e sapere solo quel che lui decide di condividere. Pertanto, ci sono dei riferimenti ai problemi con i draghi delle Rive Maledette e con Calched, ma, dal momento che Fitz ha distolto la sua attenzione da quelle questioni, il lettore è costretto a fare altrettanto.

      

  1. 3 – Cara Robin, da amante dei gatti come te, posso farti una domanda personale? Ricordo che Pi è stata co-autrice di tutti i libri su Fitz e sul Matto e che se ne stava seduta sulle tue ginocchia, miagolando contro di te se stavi per troppo tempo lontana dalla scrivania. Dunque, nella stesura di quest’ultima trilogia, Diego si è dimostrato all’altezza di Pi? La tua gatta manca anche a Fitz e al Matto?

Pi ha condiviso con me molti anni felici. È stata dura perderla, ma nessuno vive per sempre, e sfortunatamente i nostri cani e gatti hanno una vita molto più breve rispetto alla nostra. Diego non potrà mai sostituire del tutto Pi; non esistono due gatti identici, proprio come non esistono due bambini identici!

A Diego piace saltare sulla scrivania e sdraiarcisi sopra per occupare ogni angolo libero che riesce a raggiungere. Se lo ignoro, allunga una zappa e mi graffia con le sue unghiette. Se prendo dal cassetto un tronchesino per animali, scappa alla velocità della luce, lasciando dietro di sé una scia di fogli svolazzanti. Il suo scherzetto peggiore consiste nel sedersi sulle mie ginocchia e nel ribaltarsi sulla schiena. È troppo grosso per fare una cosa del genere, perciò comincia a scivolare giù, da una parte o dall’altra, e mi tocca prenderlo al volo. E di certo non posso scrivere al computer mentre lo faccio!

Un’altra cosa che adora fare è sedersi sulle zampe posteriori e affilarsi le unghie sul mio schedario, graffiando tutti i bordi. Ammetto che sia un po’ viziatello, ma mi tiene molta compagnia quando faccio le ore piccole nel mio studio.

  1. 4 – Ciao Robin! La descrizione di Giuncheto è molto dettagliata e, per la prima volta, nei tuoi libri c’è una pianta dell’edificio (e persino un disegno della facciata). Hai tratto ispirazione da un edificio reale?

L’idea della pianta è stata del mio editor. Io sono tremenda a disegnare. Le mappe non sono proprio il mio forte. Ne ho disegnata una solo perché lei mi ha suggerito di provare a farlo ed è stato allora che mi sono accorta che molte descrizioni del libro erano prive di senso! Quindi, quando ho abbozzato la posizione delle stanze e il loro nome, ho ripreso in mano il testo e ho sistemato le descrizioni in modo da permettere al lettore di immaginarsi l’ambiente in cui si muovevano i personaggi. La bella illustrazione della pianta dell’edificio che c’è nel libro è opera di Jackie Morris, che si occupa anche delle copertine inglesi. È decisamente più elegante e sofisticata dell’orrendo scarabocchio pieno di cancellature che le ho mandato come base su cui lavorare. Non penso che un edificio come quello di Giuncheto esista davvero. Sarebbe un incubo per qualsiasi architetto!

  1. 5 – Ciao Robin! Sono un membro di Bloodmemories. Ho avuto la fortuna e il piacere di incontrarti a Parma, anni fa. Dopo aver letto Il risveglio dell’assassino, mi sono interessato al background del Matto. A che cultura ti sei ispirata per creare il suo personaggio? Ti sei ispirata alla realtà?

Il Matto è un buffone di corte, è un jolly, e uno scherzo del mio cervello di scrittrice. È un personaggio che non ho creato volontariamente. Semplicemente, lui si presenta in una scena e inizia a parlare, e io non ho proprio idea di dove voglia andare a parare o di cosa possa rivelare di sé. Quindi, nessuna cultura particolare l’ha influenzato, e di certo non la realtà!

  1. 6 -Cara Robin, nel Regno degli Antichi hai una visione particolare del tempo e della storia. Ti sei ispirata a una corrente filosofica in particolare? Grazie!

Forse anche in Italia esiste un detto simile a quello inglese: «Chi non conosce la storia è condannato a ripeterla». L’ho sentito spesso ripetere, crescendo. Ma ho iniziato a chiedermi se non sia forse più vero il contrario. E se le nuove generazioni potessero metter da parte, dimenticandoli, l’odio e gli errori del passato? A volte, mi sembra che nel mondo si continuino a combattere sempre le stesse guerre, tra le stesse fazioni, perché si continuano a ricordare le differenze, e le offese arrecate da un gruppo a un altro. Insomma, spesso tutto si riduce a una questione di vendette. Allo stesso modo, a Castelcervo e nei Sei Ducati, c’è il detto «Prima o dopo, si finisce sempre per fare una guerra con Calched». Ed è solo un esempio. 

Devo dire che non c’è una teoria o idea filosofica precisa alla base della storia. Io distinguo tra la Storia – con la S maiuscola – e le storie. Adoro scrivere di fatti interessanti che succedono, di come possano svolgersi in un mondo fantastico, e delle conseguenze che possono provocare. Dunque, in verità, per me si tratta solo di raccontare una storia.

L’assassino. Il ritorno

L’assassino. Il ritorno

Robin Hobb

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