Mario, mio figlio, è nato con un ictus. Succede a 2 o 3 bambini ogni mille nati, ma se ne parla pochissimo. Neanche il tempo di fare il primo pianto e già il 40% del suo cervello era danneggiato. Il 40% è tanto: i medici dicevano che il lato sinistro del suo corpo sarebbe rimasto completamente paralizzato. “Potrà guidare?” ha chiesto mio marito Roberto: una domanda che può sembrare stupida, ma dà la misura di quanto fossimo confusi. Sotto sotto, quello che stava chiedendo, quello che entrambi ci stavamo chiedendo, era se Mario avrebbe mai avuto una vita normale.
In questi anni ci sono stati momenti bui ma ho scritto questo libro per parlare degli altri momenti, quelli che hanno tirato fuori il meglio di noi. Dopo la prima fase di incertezza e dolore, ci siamo dati da fare: ci siamo documentati, abbiamo cercato pareri e consulti, inseguito terapie e sperimentazioni, con l’aiuto di medici e professionisti. Mentre cercavamo confusamente una soluzione, abbiamo scoperto qualcosa che non sospettavamo neppure: il potere di un sorriso. Quando eravamo concentrati solo a risolvere il problema , le terapie non funzionavano. Appena abbiamo ripreso in mano le redini della nostra vita, abbiamo ricominciato a viaggiare, ascoltare musica, frequentare gli amici, rilassarci e divertirci, Mario ha cominciato a guarire.
Per questo diciamo sempre che i figli sono lo specchio dei genitori: finché vedeva in noi solo preoccupazione, non sapeva come reagire. Quando abbiamo iniziato a trasmettergli la nostra vera forza, lui ha tirato fuori altrettanta energia. Oggi Mario ha quattro anni e può fare quello che i medici ritenevano impossibile: correre, saltare e giocare come tutti gli altri bambini. C’è ancora tantissima strada da fare, ma come inizio ci sembra promettente.
Vorremmo che l’inizio sia promettente anche per gli altri bambini sopravvissuti all’ictus perinatale, per questo destineremo tutti i proventi del libro all’associazione Fightthestroke.
Un grazie speciale al sensazionale bassista Saturnino, che ha scritto la Prefazione, e al professor Giacomo Rizzolatti, che nella postfazione offre una bella prospettiva di scienza.