Un’intervista dell’editor Valentina Rossi a Chiara Ferraris che presenta il suo libro “L’impromissa”, disponibile dal 2 aprile in libreria.
Cara Chiara, il tuo romanzo d’esordio “L’impromissa” è finalmente uscito in libreria, eppure
questa bellissima storia ha già ricevuto numerosi apprezzamenti e vinto anche un premio,
prima ancora della pubblicazione con Sperling & Kupfer. Ti va di raccontarci com’è andata?
Il romanzo è nato nel 2014. Chi lesse la prima stesura mi consigliò di andare avanti, di tentare di
pubblicarlo, per cui iscrissi il romanzo al premio nazionale per inediti Parole di Terra, anche se ero molto
scettica sulla possibilità di arrivare in finale. Invece, si è aggiudicato il primo posto della sezione
Narrativa. Questo ha legittimato in me l’idea che il romanzo fosse davvero buono. La notizia, poi, che
avrei pubblicato con Sperling & Kupfer è stata un’ulteriore importante conferma. Oltre a farmi sognare a
occhi aperti.
“L’impromissa” è una storia complessa, intensa. È al tempo stesso la storia di un amore, di una
famiglia, delle donne di ieri e di oggi che ne fanno parte, e molto, molto di più. Da dove è nata
l’idea del romanzo?
Tutto è cominciato con un’immagine precisa che avevo in mente: una ragazzina davanti a un orfanotrofio.
Ho pensato a tutto il subbuglio interiore che poteva vivere, in un momento del genere. Così è nata Alice,
un personaggio che va incontro a una serie di vicende che le rivoluzionano di continuo la vita, in un
periodo storico che già di per sé non è semplicissimo, il primo dopoguerra. A farle da controparte, nel
presente, c’è Agata, la pronipote che trova i suoi vecchi quaderni. Sembrano due donne diverse, ma in
realtà hanno molte cose in comune. Nel romanzo affronto temi a me molto cari, come la famiglia, la
Resistenza partigiana, ma soprattutto l’amore. Volevo una storia che facesse battere il cuore.
Genova e la Valpocevera. I luoghi hanno un ruolo fondamentale nel tuo libro, sono quasi un
personaggio a sé.
Ho deciso di ambientare il romanzo in quelli che sono, per me, i luoghi del cuore. Trovavo cruciale che il
lettore fosse partecipe del legame forte che le protagoniste provano per la propria terra.
Genova è spesso ricordata per il mare o per i palazzi antichi e il centro storico. Ma anche le valli intorno
sono molto belle: è una campagna selvatica, stretta, tortuosa, ma è stupenda. Io ho avuto la fortuna di
vivere nell’alta Valpolcevera, negli ultimi anni, e di poterne apprezzare le sfumature.
Perché questo titolo, L’impromissa?
«Impromissa» è una parola genovese che significa «promessa sposa». È una parola dal sapore antico che
riprende due aspetti importanti del romanzo: il legame con il territorio e il tuffo nel passato che si fa
leggendo i quaderni della zia Alice. E poi, nella narrazione, rappresenta anche un punto di svolta nella
vita della protagonista.