Comunicare bene vuol dire “dare voce al proprio valore” durante un colloquio di lavoro.

Noi non siamo giudicati per quello che sappiamo fare, bensì per come raccontiamo quello che sappiamo fare. Perciò, sapere comunicare con il mercato del lavoro è fondamentale, soprattutto oggi, con lo sviluppo dei social network.

La nostra campagna di ricerca non va incentrata su inutili inserzioni, bensì sull’elaborazione di una precisa linea di comunicazione che prevede lo sviluppo del concetto di personal branding con l’obiettivo di valorizzare, dentro e fuori la Rete, le proprie qualità. Ma prima di presentarsi al mercato è importante:

  • – analizzare ciò che sappiamo fare e illustrare il nostro profilo professionale e le qualità personali,
  • – elencare le nostre esperienze di successo,
  • – definire con precisione il nostro obiettivo lavorativo.

Rispondere a queste prime domande vi aiuterà a scrivere il vostro bilancio di carriera, ovvero tutta la vostra storia dal punto vista culturale, professionale, personale, motivazionale. E a spiegare agli altri perché siete sul mercato.

Perché, come dice una famosa pubblicità, noi valiamo; ma l’importante è chiarire a noi stessi e agli altri perché valiamo e per chi.

​Fausto Fantini

  

Due gradi e mezzo di separazione

Quando hai bisogno di un consiglio, un parere, ma anche solo un incoraggiamento a continuare nelle tue scelte, a chi ti rivolgi? Tua mamma, tuo marito-fidanzato-compagno, un’amica, un amico, tuo fratello sono il nucleo del tuo network. E io lo chiamo fan club. Tutti ne abbiamo uno. E se vuoi cambiare lavoro, vita, città? I legami più stretti non bastano. Devi allargare le possibilità di confronto e anche di scontro: devi parlare con più persone, incontrare opinioni anche diverse dalle tue. Devi allargare il network, spingerti oltre i cosiddetti legami deboli lungo gli anelli di una catena che può proseguire all’infinito.

Secondo alcune recenti ricerche grazie all’uso che tutti facciamo dei social network i passaggi necessari a entrare in contatto con chiunque nel mondo si sono ridotti moltissimo e a una velocità mai osservata prima: siamo passati da sei gradi di separazione a tre, forse meno.

Il networking è tutto ciò che contribuisce a far crescere la tua rete di contatti e collegamenti, ma è più facile andare per esclusione, quindi ecco cosa il networking non è: non è cercare di ottenere qualcosa dagli altri; non è tenere il conto di quello che hai dato e di quello che hai ricevuto. Devi seminare per poter raccogliere. Per capire quante briciole semini ogni giorno e quanti contatti potenziali hai, puoi semplicemente domandarti:

• con quante persone lavoro?

• con quante persone vengo a contatto ogni giorno, per lavoro e non?

Poi basta fare la somma. E una sottrazione: il tuo capitale sociale è composto solo dai rapporti che hai stretto con le persone con cui sei entrato in contatto: i contatti, appunto, che hai trasformato in collegamenti.

Due gradi e mezzo di separazione. Come il networking facilita la circolazione delle idee (e fa girare l’economia) è frutto di molte esperienze personali, ma anche di continue e costruttive chiacchierate con esperti di ogni settore con cui sono entrata in contatto grazie alla Rete. Grazie a quanti condividono le proprie competenze io ho imparato tantissimo.

Facciamo un passo alla volta: conosci LinkedIn? È un social network professionale. Iscriviti e compila i campi del tuo cv online. Il secondo passo è… farti raccomandare. «In Italia siamo abituati a sentir parlare di raccomandazione con un’accezione negativa: su LinkedIn non si tratta di invitare qualcuno ad assumere un tuo amico o un parente a prescindere dalle sue competenze. È una vera segnalazione del merito che una persona ha dimostrato di avere, è il suo valore ai nostri occhi. Investire del tempo a scrivere una recommendation vuol dire costruire un circolo virtuoso del merito ed è un boomerang che ci garantirà di ricevere valore dai nostri sponsor e fan professionali che ci osservano e valutano tutti i giorni», spiega Francesca Parviero, social media HR manager consultant e LinkedIn EMEA partner.

Qual è il modo migliore per parlare di sé? L’ho imparato da Luigi Centenaro personal branding strategist: «Il modo migliore è non farlo! Può sembrare un paradosso, ma il parlare di sé è percepito come autopromozione. La parola d’ordine, quindi, non è parlare, ma fare: quando devi parlare di te non  spiegare quello che sai fare, racconta soprattutto il valore che porti, i risultati che fai ottenere. Questo è un messaggio che le persone capiscono e rispettano molto».

Domitilla Ferrari

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