Ho sempre avuto in mente questo libro. Se ti abbraccio non aver paura e Sono graditi visi sorridenti sono nati con una loro forza in modo spontaneo, Baci a tutti è il libro che avevo nel cuore dall’inizio. Desideravo far conoscere gli scritti di Andrea, non solo perché sono un padre orgoglioso, ma perché è il modo più sincero in cui può esprimersi, e ci perché ci fanno percepire cosa c’è dietro il muro della mente autistica.
Il vero problema dei ragazzi come lui è che non comunicano come noi. Comunicano, sì, ma in modo diverso. Io, che sono un tipo pragmatico, ancora non ho imparato a interpretare il linguaggio di Andrea. Se gli chiedo: “Vuoi stare a casa o uscire?” e lui dice “uscire”, non so se davvero vuole uscire o sta solo ripetendo l’ultima parte della domanda. Qualunque tentativo di dialogo rimane un dialogo marziano-terrestre: non abbiamo la stessa lingua. Non so cosa darei per poter parlare davvero con lui, è il mio sogno che rincorrerò finché ne avrò le forze.
Questo libro, Baci a tutti, ha colmato un vuoto. Le persone che conoscono bene Andrea – la madre, gli amici, i parenti, gli psicologi e gli insegnanti – continuano a dirmi che lui comunica eccome (“certo che si fa capire, con i colori, i gesti, le emozioni…”). Mi sono confrontato con loro e tutti hanno contribuito alla stesura di questo libro, hanno spiegato e interpretato le reazioni di Andrea, portando alla luce le sfaccettature del suo carattere. Per esempio, il suo gusto per gli scherzi. Andrea sa di essere autistico, sa che le persone possono sentirsi a disagio e gli piace prenderle un po’ in giro.
Il libro è una narrazione vera, un racconto di com’è la vita per lui. Quando ho avuto finalmente in mano il libro completo, dopo mesi di lavoro, non riuscivo ad andare avanti. Leggevo, guardavo Andrea e mi fermavo. È stata un’emozione fortissima. Perché per la prima volta ho avuto davvero la sensazione di essere dentro la sua testa, di vedere com’è il suo mondo, di sentirlo esprimersi.
Per questo è un libro importante. Non ho la presunzione di dire che fa capire tutto, questo credo sia impossibile, ma di sicuro ci permette di avere un’idea di cosa pensa un ragazzo autistico e, anche se non entreremo per intero nel loro mondo, è come se Andrea ci lasciasse scostare una tenda per dare almeno una sbirciatina.
Franco Antonello, il papà di Andrea