Lui è l’eroe della cucina di strada, il ninja della frittura, il guru della frattaglia. Chef Rubio.
Ha girato mezza Italia per riscoprire i sapori della tradizione dimenticati, alla ricerca dei gusti più forti, più unti e bisunti. Ha sfidato le leggende dello street food e mangiato roba da stomaci di ferro. E finalmente ha scritto un libro in cui racconta la sua avventura con Unti e Bisunti, in uscita in occasione dell’inizio della seconda stagione della trasmissione, su Dmax.
E voi, siete pronti ad affrontare un viaggio nello street food? Avete lo stomaco abbastanza forte da reggere qualcosa di… untissimo? Riuscirete a digerire le ricette delle sue sfide?
Allora che cosa state aspettando?
Assaggiate l’introduzione e poi correte in libreria a comprare Unti e bisunti, il libro di Chef Rubio.
Il cibo, per me, è sempre stata una passione.
Ed è inutile girarci intorno; questa è la risposta più completa alla domanda che mi fanno tutti: «Perché sei diventato cuoco?»
Poi, di sfumature da aggiungere ce ne sono tante.
Per i dettagli che ci sono dentro un piatto.
Per la ricerca e lo studio costante.
Per la storia e la tradizione.
Per il fatto che sono timido e il cameriere proprio non l’ho mai voluto fare.
Per amare in una maniera diversa.
È una passione che ho sempre avuto dentro. Una vocazione.
Che ho deciso di realizzare quando ho capito che cucinare, per me, era la cosa tra tutte che mi avrebbe sempre fatto svegliare felice di andare a lavorare.
Così mi ci sono buttato.
E ho iniziato a studiare.
A sperimentare.
A cucinare davvero.
All’estero, in Italia.
E questo mi ha aiutato anche un po’ a conoscere me stesso.
È stata la voglia di trasmettere la mia passione che mi ha spinto con il mio amico Michele, che non smetterò mai di ringraziare, a mettere su Internet dei filmati in cui proponevo una chiave di lettura diversa del cuoco.
Volevamo dimostrare che non serve essere altezzosi e algidi per cucinare bene.
Le nostre imprese sono state notate da una casa di produzione con la quale abbiamo strutturato un programma che parlasse del cibo come lo concepisco io: immerso nei luoghi, influenzato dalle persone che lo trattano.
E non è un caso che abbia scelto lo street food per questo.Perché il cibo di strada incarna pienamente queste idee.Rispetta il passato e fa parte del folklore locale.Usa ingredienti tipici e li prepara in maniera artigianale.
Informale, pronto, poco costoso.Questo, per me, è il cibo più vero.
Inoltre, il percorso con Unti e Bisunti mi ha permesso di parlare di un altro argomento a me caro: il viaggio.
Il cibo di strada è quello che più amo quando sono in giro, e fa parte dello scoprire i luoghi che vivo.
Questo libro è il diario della mia avventura e di tutte le persone che hanno partecipato al progetto Unti e Bisunti.
Ho voluto scriverlo a modo mio.
Raccontando la gente, le atmosfere, gli odori.Ho scelto di non inserire nessuna ricetta mia.
Perché lo street food non è un cibo codificato. Non esiste un modo più giusto di un altro per fare le panelle o la frittata di pasta.E se volete preparare un arancino carico di melanzane, non sarò certo io a dirvi che invece ce ne vogliono solo pochi grammi.È il concetto che conta, in un piatto.
Per questo ho voluto dare delle indicazioni di massima.
Le ricette che troverete alla fine di ogni capitolo, invece, sono quelle originali degli sfidanti.
Il mio scopo non è solo raccontare il mio viaggio, il mio amore per la cucina. È anche dimostrare che il nostro passato e il nostro presente sono inscindibilmente legati al cibo. E che ognuno di noi può riscoprire il valore di questi piatti sapendo che, dentro un semplice panino con la milza o un cuoppo di alici, c’è un mondo tutto da scoprire.
Una storia sempre nuova da scrivere.