Il nostro anno infinito: come si può raccontare un libro del genere? Come si può parlare del tempo, del primo amore, dell’adolescenza senza risultare retorici e nostalgici? E se a tutto ciò si unisce una malattia devastante, le lacrime e le speranze svanite, quante possibilità abbiamo, scrivendo, di sbagliare e rovinare tutto?
Allora, per parlare de Il nostro anno infinito, ci limitiamo a elencare gli elementi che, secondo noi, sono la forza di questo romanzo:
– I protagonisti: Francis è sfigatello, tenero e ha un fratello maggiore gay e musicista: sono una coppia fantastica, si sostengono e si comprendono, discutono e piangono, sono diversi e uniti, proprio come due fratelli. Amber è un’aoutsider: bella “a modo suo”, guarda i film vecchi (trovare citato L’appartamento fa venire le lacrime a tutti i cinefili), riesce a non vergognarsi della mamma anche quando le “apre i chakra” e ama la vita.
– Le mamme: quella di Francis è forte e risoluta (è riuscita a sostenere la sua famiglia da sola) ma va nel panico per niente, sa che alle ragazze piacciono gli smalti e fa la spesa anche per i coinquilini del figlio maggiore. Quella di Amber riscalda la casa a 45° gradi perché pratica il Bikram Yoga, disconosce stereotipi sessuali (niente trucchi e smalti) e abbraccia tutti calorosamente.
– La nonna. Semplicemente perché le nonne sono la cosa più bella dell’infanzia, e quella di Francis non è da meno.
– L’ironia e la leggerezza: che non mancano mai (MAI) in questo romanzo, neanche quando arriva il dolore, meschino, a spezzare l’incanto.
– L’amore, che può essere infinito, anche quando ha i giorni contati.
“Io e Amber avevamo trascorso il nostro primo Natale insieme. Era come se fossimo già una famiglia. L’albero avrebbe dovuto essere perfetto… E un solo regalo per Amber non sarebbe stato sufficiente. Avrei dovuto riempirle una calza intera di regali, per farle capire quanto tenevo a lei.”