Il potere curativo delle emozioni. Interpretare il linguaggio dei sintomi

Il potere curativo delle emozioni – Interpretare il linguaggio dei sintomi, non è solo il nostro libro, il libro di Debora ed Eleonora, ma è il libro di tutti i pazienti che abbiamo trattato, di tutte le persone che abbiamo incrociato nel corso del nostro lungo e bellissimo cammino, di tutti coloro che hanno voluto farsi amare, che hanno scelto di affidarsi e che, come leggerete, hanno voluto lasciarci la loro testimonianza in segno di stima e affetto ma anche di simbolo concreto del successo del nostro lavoro.

È la naturale prosecuzione di un rapporto nato molti anni fa, quando abbiamo detto “sì” e ci siamo gettate senza paracadute in un’avventura straordinaria: quella dell’aiuto al prossimo e di una ricerca accurata e minuziosa di metodi curativi alternativi alla medicina tradizionale che entrassero però assolutamente in sinergia con essa.

Crediamo fermamente che medicina olistica e medicina tradizionale possano coesistere e tempo ed esperienza ce lo hanno confermato: la collaborazione tra medici, ospedali, strutture riabilitative e operatori in tecniche bionaturali rimane, per noi, una strada efficace per curare la persona nella sua interezza, laddove cura diventa cura del corpo (e della patologia) ma anche cura della persona che si trasforma quindi in un “prendersi cura, prendersi a cuore”.

Questo libro si propone pertanto di far conoscere ciò in cui noi fortemente crediamo al maggior numero di persone affinché il nostro know-how, la nostra esperienza e la nostra passione non rimangano “nostri” ma possano, col tempo, dare frutti.

Ciò che più di tutto vorremmo è generare curiosità, il sano dubbio, quella spinta vitale che ti fa fare il primo passo in avanti (magari perdendo l’equilibrio per un attimo) per dire: «Sì, voglio provare!» e aprire dunque mente e cuore al “possibile”.

Il testo che leggerete è uno dunque, di fatto, uno strumento per cercare di capire cosa sta cercando di dirci la singola patologia e cosa possiamo fare, attivamente e in prima persona, per ritrovare quel ben-essere e quell’armonia che sembrano perdute.

L’amore che resta

Esiste un dolore che resta. È quello di un amore a cui si è sopravvissuti. La giusta distanza, il mio nuovo romanzo, parla anche di questo. C’è una ragazza troppo giovane per capire la forza di un amore che sta per nascere quando il ragazzo che le infonde tanta gioia muore improvvisamente, e un uomo adulto che viene allontanato perché rimanere soli con certi sentimenti è troppo doloroso.

Tutto intorno appare un mondo del quale non si fa più parte. È come guardare una porta pesante che si chiude lasciandoti fuori, da solo. Iniziano i ricordi, quelli del prima: l’ultimo mattino, l’ultimo desiderio condiviso, l’ultima sciocchezza che aveva saputo strappare un sorriso. Poi, inizia il cammino lento su una corda tesa sopra il vuoto, in attesa che quel tempo necessario per elaborare un dolore fisiologico decida almeno di cominciare. Un tempo incomprimibile. Un tempo senza dimensione. Un tempo crudele che un giorno potrà impedirti di ricordare il suo volto, di sapere la consistenza esatta della sua pelle o di riconoscere il rumore dei suoi passi. E così, quando tutto questo comincerà, si percepirà che quell’amore non sostituiva niente e non ne esisterà mai un sostituto, sarà uno spazio caldo accanto al quale qualcun altro si potrà semplicemente accomodare. Qualcuno che avrà la fortuna di potersi offrire, di mettersi a nudo e di esprimere a modo suo lo slancio verso di noi, ma anche di viverci, di contraddire le nostre certezze, di farci rinascere come un bagliore accecante, un proiettile sparato da vicino. A quel punto spetterà a noi essere all’altezza, senza balbettii ed esitazioni, lasciando però che resti la certezza della provenienza di tutto quel calore che ci anima.

Intervista a Nina de Pass, autrice di “L’anno dopo di te”

Da pochi giorni in libreria con il suo romanzo L’anno dopo di te, abbiamo intervistato l’autrice Nina De Pass per conoscere meglio questa bellissima storia che ci ha regalato.

 

Questo è il tuo primo romanzo. Da dove hai preso ispirazione?

 All’età di diciassette anni, ho assistito a un terribile incidente davanti a una scuola e non l’ho mai dimenticato. Una mia coetanea ha perso la vita, un’altra, al volante, è sopravvissuta. Non conoscevo le persone coinvolte in prima persona nella vicenda, eppure mi sono rimaste in mente per più di dieci anni; ho pensato spesso a quanto accaduto, a tutto ciò che è successo dopo. L’anno dopo di te non racconta precisamente di quell’incidente – non spetta a me parlarne – ma gli eventi del romanzo scaturiscono da un fatto simile. Per anni ho riflettuto sulle conseguenze di una tale tragedia e sul rapporto complesso tra senso di colpa e dolore. Come ti rassegni a una vita senza qualcuno che ami, se ti senti responsabile per la sua morte?

Per quanto riguarda l’ambientazione, mi sono ispirata all’immagine dell’iconico Grand Budapest Hotel di Wes Anderson; per il paesaggio innevato, invece, ho preso spunto da vecchi film di James Bond, mentre per gli scenari invernali dalla serie della BBC, The Night Manager. L’inverno è la mia stagione preferita e la scena iniziale del libro – un viaggio pericoloso lungo delle strade ghiacciate e spazzate dal vento fino alla nuova scuola di Cara – mi è sorta spontanea.

 

 I tuoi personaggi arrivano dritti al cuore. Come ti è venuta l’idea per Cara e Hector? E per gli altri personaggi? C’è qualcosa di loro in te?

 Per certi versi, sono stata molto fortunata. Quando ho iniziato a scrivere, sapevo con esattezza chi era Cara, la mia protagonista, ovvero una diciassettenne sopravvissuta a un tragedia immane. Volevo scrivere un romanzo su una ragazza che non riusciva a scendere a patti con il suo dolore, perché immensamente aggrovigliato al senso di colpa. Quando Cara arriva a Hope Hall, infatti, è così traumatizzata che ha perso molto di sé e si è trincerata dietro una barriera d’acciaio. Quasi subito, incontra Hector, che, all’apparenza, è un po’ uno sbruffone. Bello, intelligente, seducente, aggira il sistema scolastico, incanta gli insegnanti, rispetta solo le regole che vuole. Mi è piaciuto tantissimo tratteggiare Hector; come per Cara, non ci ho impiegato molto a definire chi fosse. Sapevo esattamente cosa avrebbe detto e quale sarebbe stato il suo approccio alle cose.

Quando ho cominciato a creare la trama, mi sono resa conto che sarebbe servito qualcuno come Hector per comprendere Cara, visto quanto è a pezzi al momento del suo arrivo a scuola. Adoro la relazione tra Cara e Hector, adoro il modo in cui inizia e come progredisce.

Nel corso della storia, per me era importante che Hector si aprisse a sua volta con Cara, mentre la obbliga a confidarsi e a essere sincera riguardo quanto accaduto la notte dell’incidente.

Gli altri personaggi, invece, sono arrivati più lentamente. Considerandoli nel complesso, non credo che ce ne sia uno che mi assomigli in tutto e per tutto, ma penso di aver messo un po’ di me stessa in tutti loro. Una volta ho sentito dire che, anche se un autore creasse dei personaggi identici ai suoi amici, questi ultimi farebbero fatica a riconoscersi, quindi forse è questo che mi sta accadendo!

 

Qual è la tua routine di scrittrice?

Oltre a scrivere, lavoro a tempo pieno in un’agenzia letteraria londinese, un impiego che amo con tutto il cuore. Quindi cerco di destreggiarmi come posso tra i vari impegni, e trovare tempo per scrivere spesso è un bel caos. Scrivo di mattina presto, la sera o nei fine settimana. Mi appunto anche dettagli e frammenti di conversazione sull’autobus, in metro o per strada… ho centinaia di pagine di dialoghi bizzarri.

 

C’è qualche autore che ti ha ispirato durante la stesura del romanzo?

Certo che sì. Leggo molto, sia per lavoro che per piacere, e tengo sempre bene in mente i libri che amo, il motivo per cui li amo e il modo in cui l’autore ha raccontato la storia.

A essere sincera, gli scrittori che mi hanno ispirato sono troppi da elencare, ma tra questi al momento spicca Jojo Moyes. Ho assistito a svariate sue presentazioni e ne ho sempre tratto spunti di cui fare tesoro per la mia scrittura. Poco tempo fa, ho letto una sua intervista nella quale raccontava che faceva dei piccoli test ai suoi personaggi per vedere come avrebbero reagito. Credo sia davvero un buon consiglio, che mi ha decisamente aiutato nella costruzione dei miei personaggi. Un’altra delle mie autrici preferite è Sophie Kinsella; adoro il fatto di potermi immedesimare sempre nei suoi protagonisti. È l’autrice che scelgo quando desidero dei personaggi adorabili e delle storie avvincenti, che ti trascinano fino all’ultima pagina. Per quanto riguarda gli scrittori di YA, amo Jennifer Niven e Jeff Zentner; entrambi hanno uno stile magnifico e la capacità di catturare alla perfezione emozioni complesse.

 

Puoi raccontarci qualche fatto curioso riguardante L’anno dopo di te e la sua pubblicazione?

 Il fatto che più amo – e non ci crederete, ma vi giuro che è vero! – è che ho scoperto che L’anno dopo di te sarebbe stato pubblicato un giorno in cui lavoravo da casa perché a Londra aveva nevicato tanto che non mi ero potuta muovere. Non solo a Londra non nevica mai – e dico mai –, ma questo è un romanzo ambientato sulla neve, sulle Alpi, per lo più.

L’universo mi stava dicendo qualcosa…

Love is in the air: consigli di lettura per San Valentino

Il giorno più romantico dell’anno, quello più atteso, quello che parla al cuore è ormai alle porte!
Tra di voi ci sarà sicuramente qualche innamorato che ha già programmato cosa fare quel giorno, ma anche chi, invece, non sospetta di ricevere una sorpresa, chi non sa cosa organizzare alla persona che ama e chi festeggia l’amore ogni giorno.
Ma non si può negare che San Valentino, è un giorno che profuma di fiori e cioccolatini più di tutti gli altri, ma vuoi davvero stupire la persona che ami?
Segui i nostri consigli e scegli il libro perfetto per la tua dolce metà!

Never. Non amarmi di Laura Kneidl
Sage, pur di scappare dai suoi problemi si trasferisce all’estero, lontanissima dalla sua famiglia, dalla sua casa, dai suoi amici.
Ma se i ricordi ti accompagnano a ogni passo e la paura è parte di te, neppure un College a cinquemila chilometri di distanza da casa può bastare a ridarti serenità.
Accade all’improvviso, Sage incontra Luca, la persona che rappresenta tutto ciò di cui lei ha paura e dovrà lottare con tutta sé stessa per non permettere al suo passato di boicottare il suo futuro.
Ideale se vuoi sognare un amore romantico e così travolgente da superare ogni timore.

Ancora noi di Ruth Jones
C’è stato un tempo in cui Kate e Callum si sono amati. All’epoca lei aveva vent’anni e lui era un uomo sposato. Tutto è finito per ragioni che entrambi hanno preferito dimenticare. Diciassette anni dopo la vita regala loro una seconda possibilità e i mondi ormai apparentemente lontani di Kate e di Callum entrano così in contatto per la seconda volta.
Il libro ideale se vuoi sognare una storia romantica, consapevole, però, che a volte il destino ha più fantasia di noi.

Another Love di Erich Segal
Si dice che nella vita di ciascuno di noi ci sia un unico grande vero amore.
Quell’amore, per Oliver Barrett, si chiamava Jennifer. Il tempo trascorso insieme è stato però troppo breve, prima che il destino gliela portasse via, ma così intenso e speciale da valere una vita intera. Oliver si rifugia nel lavoro e nella corsa, attività che gli consentono di buttarsi a capofitto nel presente e attenuare l’eco del passato fino al giorno in cui incontra una ragazza affascinante e misteriosa che lo libera da quel vortice di buio in cui è piombato.
Ideale per chi ha bisogno di ricordarsi che solo l’amore può guarire le ferite di un cuore spezzato e che cerca un po’ di speranza.

Andiamo a vedere il giorno di Sara Rattaro
Alice ha sempre pensato agli altri prima che a sé stessa, ha sempre seguito le regole e la ragione prima del suo cuore e adesso, di fronte a una passione che ha scardinato tutti i suoi schemi e le sue certezze, si trova a mentire, tradire e fuggire. Ma sua madre, Sandra, non ha intenzione di lasciala sola. Insieme partono per Parigi e iniziano un viaggio che è anche interiore, si guardano negli occhi e affrontano tutto ciò che non si erano mai dette. Alice si illude che, ritrovando la persona che si era insinuata nelle crepe della loro fragilità, possa dare una risposta a tutti i perché che si porta dentro, capire ciò che le sta accadendo, vendicare il passato e punire sé stessa.
Questo libro è un inno all’amore per la propria famiglia, che ci sarà sempre qualsiasi cosa accada.

Oltre ogni ostacolo di Danielle Steel 
New York. Nel cuore del quartiere di SoHo, c’è un elegante negozio di abiti vintage. La proprietaria, Kate Madison, grazie al suo innato senso della moda e a un occhio infallibile, è riuscita a farne un punto di riferimento per l’intera città. E mentre la popolarità del negozio cresceva, lo stesso accadeva ai quattro figli, la vera gioia della vita di Kate, che ha dovuto occuparsene da sola, dopo la morte del marito. Ormai adulti, con un’ottima istruzione e promettenti carriere, sono pronti a trovare la propria strada nel mondo, non senza commettere qualche errore. Kate vorrebbe tanto poter risparmiare loro errori e delusioni, ma imparerà presto che non si possono proteggere i figli dalle loro scelte, ma solo continuare ad amarli.
Ideale da regalare a tutte le mamme, perché San Valentino è la festa dell’amore non solo quello di coppia!

Suite 405 di Sveva Casati Modignani 
Un’auto di lusso sfreccia nella notte lungo l’autostrada che collega Roma a Milano. A bordo c’è il conte Lamberto Rissotto, sapiente e capace industriale nel settore, in grado di superare le difficoltà legate alla crisi economica del Paese. L’uomo ha fretta di rincasare per chiudere immediatamente ogni rapporto con la bellissima moglie Armanda, perché ha appena scoperto la sua ultima imbarazzante follia. Nella notte, un altro uomo viaggia lungo la stessa autostrada da Sud a Nord, solo, sulla sua utilitaria impolverata: è Giovanni Rancati, sindacalista. Ha percorso chilometri per incontrare gli operai che tanto ama, per condividerne le preoccupazioni e difenderne il futuro. Lamberto e Giovanni rappresentano due mondi opposti e lontani, ma le loro strade finiranno per incrociarsi, un po’ per necessità e un po’ per caso. Dal loro incontro nasce un avvincente intreccio di destini in cui si rispecchia l’Italia di oggi, ancora divisa da contraddizioni e lotte sociali, ma unita da un profondo e assoluto bisogno di giustizia e amore.
Ideale se vuoi immergerti in una lettura che dipinge l’amore sotto diverse sfaccettature.

Tu, io e tutto il tempo del mondo – Forever, interrupted

Tu io e tutto il tempo del mondo (titolo originale Forever, Interrupted) diventerà un filme Dakota Johnson darà il volto alla protagonista del romanzo.

Elsie e Ben si sono conosciuti il primo giorno dell’anno, sotto una pioggia scrosciante. Si innamorati subito e sposati in pochissimo tempo. E non avrebbe potuto essere altrimenti: Ben è un uomo dolce, pieno di vita e di attenzioni, appassionato di libri. Un uomo perfetto.
Ma Ben muore in un incidente dopo pochi giorni di matrimonio: Elsie trova sul marciapiede i resti dei cereali colorati che gii aveva chiesto di comprare, una bicicletta che riconosce e una sirena che non promette nulla di buono.
Inizia un calvario personale, una ricerca di stabilità e una lotta per accettare una situazione nuova, quella di giovaen vedova. Ma non riesce a farsene una ragione.
Nemmeno la madre di Ben ci riesce, anche perché ignorava che nella vita del figlio fosse arrivata Elsie.

Tu, io e tutto il tempo del mondo vi farà piangere, perché è una storia d’amore nel senso più profondo della parola “amore”.
Ma è anche una storia di solidarietà, capace di raccontare l’amicizia tra donne, la forza che occorre non nel superare o affrontare il dolore, ma nell’imparare a conviverci. Vi farà piangere, ma poi sorridere, e poi riflettere, come ogni buon libro.

Consigliato a chi:
– ama vedere i film o leggere sul divano, sotto un plaid sgranocchiando cereali
– crede nell’amore a prima vista
– è riuscito a diventare amico della propria suocere

Da leggere con caramelle gelée a portata di mano. Servono solo quelle, ma tante.

L’editor intervista Maria Daniela Raineri per il suo nuovo romanzo

Lara: Se dovessi descrivere il tuo romanzo in poche righe, che parole chiave useresti?

Maria Daniela: Direi che è una storia d’amore tra una ragazza e un ragazzo, la storia di una famiglia che cambia e cresce attraverso gli anni, di un’amicizia tra due donne dai caratteri opposti e dell’amore complicato tra un padre e una figlia. Ma più di tutto direi che è una storia sull’imperfezione dei sentimenti.

“Un lungo istante meraviglioso” è anche – non solo – una bellissima storia d’amore. Allora ti tocca la domanda del secolo: innamorarsi a quindici anni è così tanto diverso da quando accade in età adulta?

No. Quando ci innamoriamo abbiamo sempre quindici anni. Sarà per quello che continuiamo a farlo anche da grandi. In realtà, credo che la grossa differenza sia una questione di proporzioni, di “peso”. A quindici anni l’amore è tutto. Ti investe come un tram, ti marchia a fuoco, segna la tua personalità e le scelte future. Assorbe ogni energia. In età adulta tende a ridimensionarsi, diventa una delle  componenti dell’esistenza, insieme alla famiglia, al lavoro e alle altre esperienze che fondano la tua identità. Lo carichi meno di aspettative. Per questo perde un po’ di magia ma diventa più solido, reale, benefico. Poi, certo, se a quel punto arriva una nuova “tranvata”, ecco che ricomincia tutto da capo, e allora davvero torni ad avere quindici anni anche se ne hai quaranta, il che può essere molto romantico e vitalizzante, ma anche distruttivo e disastroso. 

Laura, la tua protagonista, a un certo punto dice: “La mia vita è tutta un piano B”. L’ho trovato molto bello, soprattutto se rapportato a una società che predica l’importanza di raggiungere i propri obiettivi. Rivendichi la dignità del piano B?

Sì! Le persone-caterpillar, quelle che vanno dritte verso l’obiettivo senza guardare in faccia nessuno, mi insospettiscono sempre un po’ e di solito mi stanno antipatiche. Sto diventando sempre più insofferente verso quest’idea che nella vita tutto si possa scegliere, che noi siamo gli unici responsabili delle cose che ci accadono e che, se qualcosa non ci succede, è solo perché non l’abbiamo desiderata abbastanza. Credo che questa visione del mondo ci faccia sentire depressi e falliti, visto che, in realtà, realizzare tutti i nostri desideri è praticamente impossibile, a prescindere da quanto ci diamo da fare. A volte, può essere complicato persino realizzarne uno o due. Perciò, evviva i piani B, i ripensamenti, i ripieghi creativi, i percorsi non previsti che ci stupiscono e ci riservano sorprese.

La musica è molto presente in questo romanzo. Con che criterio hai scelto questa colonna sonora?

Ho scritto ascoltando Radio Capital, Radio Babboleo Suono e Spotify (stupenda invenzione!), e ho inserito le canzoni che più mi ricordavano i vari periodi in cui si svolge la storia. C’è un certo squilibrio a favore dei pezzi anni ottanta, lo so, ma d’altronde questo è il destino di chi, come me e come la protagonista del libro, è stato giovane in quegli anni e se li trascinerà addosso per sempre, con quel senso di imbarazzo misto a lancinante nostalgia che forse conosciamo solo noi. 

Una strofa di una canzone che ricorre più volte, Mad World dei Tears for Fears, dice:” I sogni in cui sto morendo sono i migliori che ho avuto”. Sei d’accordo?

Abbastanza. In questo romanzo, come anche nei precedenti, quasi tutti i personaggi crescono e si evolvono grazie alle batoste e alle delusioni. Amori non ricambiati, amicizie in frantumi, tradimenti, tracolli professionali… avvenimenti negativi che però hanno il potere di farli reagire e di proiettarli in realtà nuove, con le quali forse non si sarebbero mai confrontati se avessero avuto una vita più serena. Questo vale  anche al contrario: spesso le persone che ci vogliono più bene sono quelle che ci fanno più male. 

Lara Giorcelli è editor della Fiction italiana per Sperling & Kupfer

Il nostro anno infinito

Il nostro anno infinito: come si può raccontare un libro del genere? Come si può parlare del tempo, del primo amore, dell’adolescenza senza risultare retorici e nostalgici? E se a tutto ciò si unisce una malattia devastante, le lacrime e le speranze svanite, quante possibilità abbiamo, scrivendo, di sbagliare e rovinare tutto?

Allora, per parlare de Il nostro anno infinito, ci limitiamo a elencare gli elementi che, secondo noi, sono la forza di questo romanzo:

– I protagonisti: Francis è sfigatello, tenero e ha un fratello maggiore gay e musicista: sono una coppia fantastica, si sostengono e si comprendono, discutono e piangono, sono diversi e uniti, proprio come due fratelli. Amber è un’aoutsider: bella “a modo suo”, guarda i film vecchi (trovare citato L’appartamento fa venire le lacrime a tutti i cinefili), riesce a non vergognarsi della mamma anche quando le “apre i chakra” e ama la vita.

– Le mamme: quella di Francis è forte e risoluta (è riuscita a sostenere la sua famiglia da sola) ma va nel panico per niente, sa che alle ragazze piacciono gli smalti e  fa la spesa anche per i coinquilini del figlio maggiore. Quella di Amber riscalda la casa a 45° gradi perché pratica il Bikram Yoga, disconosce stereotipi sessuali (niente trucchi e smalti) e abbraccia tutti calorosamente.

– La nonna. Semplicemente perché le nonne sono la cosa più bella dell’infanzia, e quella di Francis non è da meno.

– L’ironia e la leggerezza: che non mancano mai (MAI) in questo romanzo, neanche quando arriva il dolore, meschino, a spezzare l’incanto.

– L’amore, che può essere infinito, anche quando ha i giorni contati.

“Io e Amber avevamo trascorso il nostro primo Natale insieme. Era come se fossimo già una famiglia. L’albero avrebbe dovuto essere perfetto… E un solo regalo per Amber non sarebbe stato sufficiente. Avrei dovuto riempirle una calza intera di regali, per farle capire quanto tenevo a lei.”

L’istante esatto che lega due destini

“Certe cose rimangono saldamente immutate e al loro posto. Per quanto Coryn fantasticasse sulla possibilità di parlare a sua madre, di ricevere comprensione adesso aveva la certezza che che il tempo e la distanza sono solo dei traditori. Deformano i ricordi. La realtà rimane tale e quale.”

La storia di Coryn (raccontata da Angélique Barbérat ne L’istante esatto che lega due destini)  è simile, nel suo svolgersi fino a un certo punto, a quella di tante altre donne che – forzate dai genitori o per libera scelta – sposano un uomo violento e ne subiscono per anni angherie, vessazioni e botte. Lei è giovane e bella e i suoi genitori, che a casa hanno anche 11 figli maschi, la spingono a sposarsi a 17 anni con quello che sembra un ottimo partito. Ricco, bello e pieno di attenzioni. Che forse sono troppe e soffocanti. Coryn subisce e non ne parla a nessuno. Nasconde sconforto e tristezza persino a se stessa e si tappa il naso per evitare che le lacrime le escano dagli occhi. Nessuno sa che la sua prigione d’oro è una morsa di sofferenza e solitudine.

Finché.

Finché, per caso, per incidente, non incontra Kyle. Un musicista di fama internazionale la cui rabbia, così bene trasmessa sul palco a milioni di fan, è alimentata da un dolore profondo, da un segreto lontano, da una tristezza che riconosce negli occhi di Coryn.

Non sarà facile per loro trovarsi, incontrarsi, ritrovarsi. Ma ci proveranno per tutta la durata del libro. Un romanzo scritto benissimo, bello e intenso come pochi.

Una ragione per dirti di sì. Anzi tre.

Una ragione per leggerlo. Anzi tre.

Ne avrete letti tantissimi di libri, se vi piace il genere. Quindi non vi dobbiamo convincere a leggere il romanzo Una ragione per dirti di no di Linda Ferrer: lo comprerete, lo amerete, lo troverete superiore a tutti gli altri.

Ma questo post è rivolto alle donne che non leggono romance e non toccano i romanzi erotici: potreste ricredervi e trovare una ragione per dire di sì (a Linda Ferrer).

Non vi raccontiamo la trama (che è giustamente cucita sugli stereotipi di genere) ma vi diamo almeno tre buone ragioni per leggerlo:

– perché è scritto bene ed è un piacere leggerlo: l’autrice è ironica e non si prende mai troppo sul serio; il suo stile è brillante, fresco, senza sbavature o cadute nel banale. Lo sappiamo che non è scontato, per questo ne vale la pena

– perché la storia regge, ci sono situazioni che ogni ragazza (e donna) può aver vissuto nei suoi rapporti con gli uomini (l’infatuazione per il capo, l’idealizzazione del farabutto, le discussioni con l’amica)

– perché l’autrice è un Capricorno e se siete appassionate di zodiaco vi troverete a cercare (e trovare) i tratti tipici del segno. E a sorridere.

E ora diciamo la verità: Fabrizio è l’uomo ideale, normale quanto possa essere reale un vicino di casa che somiglia a Luca Argentero e single, per di più. Ma è il sogno che tutte hanno, perché ha l’aria arruffata, la camicia fuori dai pantaloni, va a prendere il cornetto caldo al mattino (e si ricorda i gusti di Veronica) e si impegna per realizzare una vera sorpresa. E non incrocia le dita.

Da leggere tutto d’un fiato (tanto inizierete e non vi fermerete)

bevendo uno dei vini citati dalla Ferrer, sbocconcellando pezzetti di formaggio e miele.

Modi diversi per parlare d’amore

Ci sono modi e modi per parlare d’amore. Ognuno hai il suo. Qual è quello che preferite?

Il romantico: lo scrittore di romanzi d’amore per eccellenza, colui che anche nella vita quotidiana sorride pensando all’oggetto del proprio amore e riversa nel suo modo di scrivere tutte le sfumatura del sentire umano. Per gli animi innamorati dell’amore, i libri di Diego Galdino.

Il cinico (ma anche diversamente romantico): lo scrittore che si tormenta a proposito delle storie d’amore, che non ha ancora deciso (e forse non gli interessa scoprirlo) se sta con quelli forti che lasciano o con quelli che vengono lasciati. In ogni caso pensa che il destino delle storie (tutte) sia scritto e non ammetterà mai che gli dispiace (tantissimo). Simone Laudiero, il Woody partenopeo, tragicomico esilarante.

La sognatrice: la scrittrice che sospira mentre digita, sapendo per certo che le sue lettrici faranno altrettanto mentre leggeranno le sue pagine. Lei crede che l’amore ci salverà dalla solitudine e che vincerà su tutto (anche sulle brutte esperienze) per dimostrare che è quello “vero”. Noi siamo con lei, e l’adoriamo. Francesca Baldacci.

Quella tosta: proprio non si perde, si gareggia sempre per vincere, nella vita come in amore. Le pagine del suo romanzo sono una sferzata di allegria e buonumore, gli intoppi sono solo stratagemmi che rendono l’amore ancor più piacevole. Anche se sono due autrici (e sono #AutriciFelici) parliamo al singolare perché i loro nomi sono indissolubili, Flumeri&Giacometti, e i loro romanzi un cioccolatino… al peperoncino! 

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