Da pochi giorni in libreria con il suo romanzo L’anno dopo di te, abbiamo intervistato l’autrice Nina De Pass per conoscere meglio questa bellissima storia che ci ha regalato.
Questo è il tuo primo romanzo. Da dove hai preso ispirazione?
All’età di diciassette anni, ho assistito a un terribile incidente davanti a una scuola e non l’ho mai dimenticato. Una mia coetanea ha perso la vita, un’altra, al volante, è sopravvissuta. Non conoscevo le persone coinvolte in prima persona nella vicenda, eppure mi sono rimaste in mente per più di dieci anni; ho pensato spesso a quanto accaduto, a tutto ciò che è successo dopo. L’anno dopo di te non racconta precisamente di quell’incidente – non spetta a me parlarne – ma gli eventi del romanzo scaturiscono da un fatto simile. Per anni ho riflettuto sulle conseguenze di una tale tragedia e sul rapporto complesso tra senso di colpa e dolore. Come ti rassegni a una vita senza qualcuno che ami, se ti senti responsabile per la sua morte?
Per quanto riguarda l’ambientazione, mi sono ispirata all’immagine dell’iconico Grand Budapest Hotel di Wes Anderson; per il paesaggio innevato, invece, ho preso spunto da vecchi film di James Bond, mentre per gli scenari invernali dalla serie della BBC, The Night Manager. L’inverno è la mia stagione preferita e la scena iniziale del libro – un viaggio pericoloso lungo delle strade ghiacciate e spazzate dal vento fino alla nuova scuola di Cara – mi è sorta spontanea.
I tuoi personaggi arrivano dritti al cuore. Come ti è venuta l’idea per Cara e Hector? E per gli altri personaggi? C’è qualcosa di loro in te?
Per certi versi, sono stata molto fortunata. Quando ho iniziato a scrivere, sapevo con esattezza chi era Cara, la mia protagonista, ovvero una diciassettenne sopravvissuta a un tragedia immane. Volevo scrivere un romanzo su una ragazza che non riusciva a scendere a patti con il suo dolore, perché immensamente aggrovigliato al senso di colpa. Quando Cara arriva a Hope Hall, infatti, è così traumatizzata che ha perso molto di sé e si è trincerata dietro una barriera d’acciaio. Quasi subito, incontra Hector, che, all’apparenza, è un po’ uno sbruffone. Bello, intelligente, seducente, aggira il sistema scolastico, incanta gli insegnanti, rispetta solo le regole che vuole. Mi è piaciuto tantissimo tratteggiare Hector; come per Cara, non ci ho impiegato molto a definire chi fosse. Sapevo esattamente cosa avrebbe detto e quale sarebbe stato il suo approccio alle cose.
Quando ho cominciato a creare la trama, mi sono resa conto che sarebbe servito qualcuno come Hector per comprendere Cara, visto quanto è a pezzi al momento del suo arrivo a scuola. Adoro la relazione tra Cara e Hector, adoro il modo in cui inizia e come progredisce.
Nel corso della storia, per me era importante che Hector si aprisse a sua volta con Cara, mentre la obbliga a confidarsi e a essere sincera riguardo quanto accaduto la notte dell’incidente.
Gli altri personaggi, invece, sono arrivati più lentamente. Considerandoli nel complesso, non credo che ce ne sia uno che mi assomigli in tutto e per tutto, ma penso di aver messo un po’ di me stessa in tutti loro. Una volta ho sentito dire che, anche se un autore creasse dei personaggi identici ai suoi amici, questi ultimi farebbero fatica a riconoscersi, quindi forse è questo che mi sta accadendo!
Qual è la tua routine di scrittrice?
Oltre a scrivere, lavoro a tempo pieno in un’agenzia letteraria londinese, un impiego che amo con tutto il cuore. Quindi cerco di destreggiarmi come posso tra i vari impegni, e trovare tempo per scrivere spesso è un bel caos. Scrivo di mattina presto, la sera o nei fine settimana. Mi appunto anche dettagli e frammenti di conversazione sull’autobus, in metro o per strada… ho centinaia di pagine di dialoghi bizzarri.
C’è qualche autore che ti ha ispirato durante la stesura del romanzo?
Certo che sì. Leggo molto, sia per lavoro che per piacere, e tengo sempre bene in mente i libri che amo, il motivo per cui li amo e il modo in cui l’autore ha raccontato la storia.
A essere sincera, gli scrittori che mi hanno ispirato sono troppi da elencare, ma tra questi al momento spicca Jojo Moyes. Ho assistito a svariate sue presentazioni e ne ho sempre tratto spunti di cui fare tesoro per la mia scrittura. Poco tempo fa, ho letto una sua intervista nella quale raccontava che faceva dei piccoli test ai suoi personaggi per vedere come avrebbero reagito. Credo sia davvero un buon consiglio, che mi ha decisamente aiutato nella costruzione dei miei personaggi. Un’altra delle mie autrici preferite è Sophie Kinsella; adoro il fatto di potermi immedesimare sempre nei suoi protagonisti. È l’autrice che scelgo quando desidero dei personaggi adorabili e delle storie avvincenti, che ti trascinano fino all’ultima pagina. Per quanto riguarda gli scrittori di YA, amo Jennifer Niven e Jeff Zentner; entrambi hanno uno stile magnifico e la capacità di catturare alla perfezione emozioni complesse.
Puoi raccontarci qualche fatto curioso riguardante L’anno dopo di te e la sua pubblicazione?
Il fatto che più amo – e non ci crederete, ma vi giuro che è vero! – è che ho scoperto che L’anno dopo di te sarebbe stato pubblicato un giorno in cui lavoravo da casa perché a Londra aveva nevicato tanto che non mi ero potuta muovere. Non solo a Londra non nevica mai – e dico mai –, ma questo è un romanzo ambientato sulla neve, sulle Alpi, per lo più.
L’universo mi stava dicendo qualcosa…