L’angelo dell’abisso è un romanzo distopico (una fantascienza molto vicina a noi) che fa muovere i suoi protagonisti adolescenti in uno scenario quasi apocalittico. L’Europa infatti è devastata da una guerra di religione, scatenata da opposti integralismi, razzismo, populismo e furia cieca. Pibe e Stef, i due ragazzini che costituiscono il filo conduttore della storia, imparano a conoscersi mentre cercano di compiere una missione salvifica. L’autore, Pierre Bordage, uno dei più importanti autori di sci-fi francesi, se non il più importante, ha immaginato questo scenario all’indomani dell’11 settembre, e sconvolge quanto il suo racconto sia ancora drammaticamente attuale. Allora, se la letteratura, compresa quella di genere – come il giallo -, ha la vocazione di raccontare noi, il nostro tempo, la nostra storia, L’angelo dell’abisso è un pezzo di letteratura da non perdere. A tradurre questo romanzo incalzante e provocatorio, abbiamo chiamato l’amico Christian Pastore, al quale chiediamo qualche dettaglio in più sul testo.
Ciao Christian, hai raccolto con entusiasmo la sfida di tradurre questo libro corposo e avvincente, dandone da subito un giudizio positivo: qual è stata la tua prima reazione nella lettura?
Anche se allora non immaginavo di tradurlo, ho letto per la prima volta L’Angelo dell’Abisso una quindicina d’anni fa, e ai tempi a colpirmi era stata più che altro la struttura dell’intreccio. Alla storia di Pibe e Stef che attraversano un’Europa allo sbando, infatti, si accompagna in parallelo la storia di molti altri personaggi, a cui capitolo dopo capitolo l’autore passa il testimone di protagonisti della narrazione, fino a comporre l’affresco di un mondo malauguratamente possibile. Quando mi è stata proposta la traduzione e l’ho riletto, invece, a colpirmi è stato il constatare che le ipotesi di Bordage si sono fatte nel frattempo meno remote. Quando Bordage ha scritto il libro, a parlare di chiudere confini erano in pochi, oggi sono in molti e hanno un largo seguito, tanto che a volte ci riescono perfino. Bordage mostra, fra le altre cose, cosa potrebbe succedere se simili politiche si realizzassero pienamente.
In effetti L’angelo dell’abisso è un romanzo dalle atmosfere cupe, notturne, cariche di pericolo e di angoscia che ricordano il Philip Dick di Una svastica sul sole, per esempio: come hai lavorato sulla lingua per rendere quell’ambientazione?
Lo stile di Bordage sa essere molto descrittivo senza compromettere la fluidità dell’azione, ma rendere gli ambienti fisici non è stato poi così complesso, perché in questo senso la sua scrittura è trasparente, priva di ambiguità, ed è compiutamente evocativa. Più difficile è stato rendere l’ambientazione attraverso i numerosi personaggi, che sono al pari dei luoghi sfaccettature di quel mondo.
Bordage è un ottimo narratore di genere, che qui però, come dicevi, non si limita alla pura fantascienza ma lavora anche molto sui personaggi, attraverso dialoghi, interazioni profonde, scambi: tu hai fatto un gran bel lavoro nel renderli in italiano. Come sei riuscito a trasmettere le emozioni dell’originale?
Stef e Pibe a parte, moltissimi personaggi sono protagonisti di capitoli concatenati e indipendenti al tempo stesso. Sono personaggi eterogenei, quindi ogni capitolo racconta una diversa storia con un diverso linguaggio, o se non altro evoca un’atmosfera propria. Le emozioni erano lì, a volte nette e a volte più sfumate. Per renderle, ovviamente, c’era da comprendere il punto di vista del personaggio di turno, spesso autore o vittima di crudeltà efferate, comprenderlo a partire dal suo passato. Ho cercato di mettermi di volta in volta in certi panni, e certi panni possono essere particolarmente scomodi da indossare. Sempre che sia riuscito davvero a rendere certe emozioni, dunque, questo non è stato facile.
E infine una domanda più generale: hai tradotto anche la raccolta Respiro di Ted Chiang (ne abbiamo parlato l’anno scorso) e sicuramente ti muovi agevolmente nel mondo del fantastico. Che cosa pensi della nuova ondata di romanzi, racconti, film e serie tv distopici che stanno avendo tanto successo negli ultimi tempi?
Che sono troppe le fotocopie e pochi gli originali, prima di tutto, come sempre succede quando un genere prende piede. Perché il genere distopico ha preso così piede? Molti dettagli rappresentati a partire da classici come 1984 di Orwell o Il Mondo Nuovo di Huxley, si sono poi trasformati in realtà. Spesso le profezie più cupe mettono in guardia dalle derive del presente, e allo stato attuale gli equilibri del mondo sono, o sono percepiti, vacillanti come non mai. A molti interessa sapere come potrebbe andare a finire la storia se. Parlo della storia di tutti, la storia con la maiuscola. A guardare il mondo negli ultimi tempi, poi, è facile avere l’impressione che le distopie, semplicemente, siano un nuovo realismo.