Intervista a Marlon James

Nei giorni di Bookcity si è parlato molto anche di Afriche, con numerosi interventi di grandi scrittori. Il plurale, Afriche, è d’obbligo, visto che il continente ha in sé diverse nature e soprattutto che la diaspora africana ha dato origine a importanti comunità in tutto il mondo, dalle quali arrivano musica, teatro e soprattutto libri sempre più interessanti. E gli afroamericani sono tra gli artisti più vivaci, e Marlon James, che non è potuto venire a Milano per la rassegna, è sicuramente uno dei più originali. Allora ci siamo fatti raccontare da lui qualcosa di più sul suo Leopardo nero, lupo rosso, ambientato in un’altra Africa.

Leopardo nero, lupo rosso è una quest, la storia di un uomo in cerca di qualcosa (un bambino, la verità, la sua natura umana). A raccontare la storia è l’uomo stesso, che si presenta con un nome che non è il suo, proprio come nell’incipit di Moby Dick – Chiamatemi Ismaele. Volevi scrivere il romanzo epico africano?

In un certo senso concordo con il riferimento, perché ho letto Moby Dick e penso che ogni libro entri a far parte del tuo DNA. E sicuramente volevo scrivere un’opera che raccogliesse in sé le culture africane, le culture della diaspora africana. D’altro canto, quando ho iniziato a scrivere Leopardo nero, lupo rosso sapevo che sarebbe stato il primo volume di una trilogia con tre narratori diversi. Quello dell’Inseguitore, che racconta la storia in questo primo romanzo, è quindi solo uno dei punti di vista da cui il lettore conoscerà la storia. In questo modo, sarà proprio il lettore a decidere di chi fidarsi, a decidere qual è il narratore affidabile e quale invece no, proprio come lo deciderà l’Inquisitore, che li interroga. Nel secondo romanzo, a raccontare sarà la strega Sogolon, e la sua versione sarà molto differente da quella dell’Inseguitore.

I tuoi personaggi passano dalla forma animale a quella umana e viceversa: è un riferimento ai superpoteri di fumetti come Black Panther, ma anche alla natura mutevole degli esseri umani?

Per me la cosa più importante era descrivere la natura umana in modo non convenzionale, fluido, ed è proprio la fluidità della forma la caratteristica principale che ho voluto dare al romanzo stesso. Tutto cambia, niente è definito univocamente. La distinzione tra animale e umano, tra gender e identità sessuale sono superati: la natura umana è universale e onnicomprensiva. Nella mitologia e nel folklore africani ai quali mi sono ispirato, l’identità è amorfa e cambia adattandosi alle situazioni: non c’è separazione tra animale e umano, tra maschile femminile.

Sei mai stato in Africa?

Sì, sono stato in Nigeria diversi anni fa ed è stato interessante, ma per creare il mondo di Leopardo nero, lupo rosso – che è un fantasy, in ogni caso, non dimenticarlo – mi sono basato sulla ricerca e sulle mie radici giamaicane. La Giamaica è stato un paese coloniale e si porta dietro quindi un retaggio molto vasto, che ho voluto sgombrare dal punto di vista dei colonialisti e riportare all’origine africana. Volevo liberare la storia dai pregiudizi dovuti all’ignoranza e alle abitudini legate alle successive stratificazioni culturali. L’Africa del mio libro è quindi molto legata alle tradizioni del Centrafrica (la regione più devastata dalle razzie schiaviste), che fanno parte della mia eredità culturale. È un po’ come Il Signore degli anelli, per scrivere il quale Tolkien ha attinto ai miti inglesi e a quelli nordici.

Hai incontrato scrittori africani, per esempio i nigeriani Wole Soyinka e Ngugi wa Thiongo?

Sì, ma li ho incontrati da fan, da lettore accanito. È stato Salman Rushdie lo scrittore – poi diventato amico, che dio lo benedica – che mi ha ispirato nel mio lavoro. Soprattutto, mi ha aperto gli occhi sull’uso della lingua: gli scrittori africani si interrogano sull’uso dell’inglese, lingua imposta che ha offuscato quelle originarie, mentre Rushdie mi ha fatto capire che è uno strumento espressivo, con molte possibili varianti.

Ultima domanda: che cosa pensi dell’adattamento TV di Leopardo nero, lupo rosso?

Sai che Warner ha comprato i diritti della serie, e siccome il produttore sarà Michael B. Jordan, dico a tutti che Killmonger (il protagonista di Black Panther interpretato da Jordan, ndr) farà la serie basata su Dark Star (la trilogia di cui Leopardo nero, lupo rosso è il primo volume, ndr). Sono molto contento, perché sarà una storia ancora diversa destinata alla diaspora africana. E non mi preoccupa affatto come la interpreteranno, non sono il tipo di autore che vuole per forza dire la sua, anzi sono molto interessato alla loro interpretazione. Per il momento il progetto è ancora in fase iniziale, dovremo aspettare per vederlo sullo schermo.

Marlon è stato molto gentile e generoso al telefono, e le cose da chiedergli sarebbero state ancora davvero tante. Per il momento però è tutto, ci rileggiamo la prossima volta.

Intervista a Paola D’Accardi – Alchimisti di parole

Abbiamo intervistato Paola D’Accardi, traduttrice di Leopardo nero, Lupo rosso di Marlon James, per conoscere meglio il primo romanzo della trilogia Dark Star.

Come definiresti Leopardo nero, Lupo rosso?

Leopardo nero, lupo rosso lo definirei un romanzo di cappa e spada, l’unico problema è che raramente i personaggi indossano qualcosa in più di un perizoma e più che una spada usano accette e coltelli. Scherzi a parte per me è soprattutto un romanzo d’avventura che ha la particolarità di essere ambientato in un contesto decisamente inedito, infatti si svolge in un’Africa medievale, fantastica che però non è estranea alla storia e alla realtà quotidiana di quel continente, è un pastiche fantasy che mescola gli elementi più disparati creando un mix molto originale, e anche molto pulp con violenza e sesso espliciti. Un libro per certi versi spregiudicato e adatto a stomaci forti.

Protagonista del romanzo è l’Inseguitore, un cacciatore dal fiuto infallibile, che, accompagnato da un gruppo di mercenari, cerca un bambino scomparso. Che personaggio è l’Inseguitore?

L’inseguitore, per come lo vedo io, è un adolescente mai cresciuto: infatti lo conosciamo all’inizio del libro come un ragazzino arrabbiato, impulsivo, rancoroso, e tale quale lo ritroviamo alla fine del libro, quando è ormai un uomo adulto. Questo suo non cambiare mai e essere artefice delle proprie sfortune lo rende una specie di Sisifo, condannato a ricominciare sempre daccapo senza mai arrivare a una meta. Però in queste sue continue scelte sbagliate, il suo agire sempre d’impulso è l’elemento che rende imprevedibili le sue infinite avventure; il suo essere vittima di se stesso lo porta irrimediabilmente ad amare l’altro protagonista del romanzo, che è Leopardo nero.
E lui sì che è veramente uno spirito libero: è altrettanto impulsivo e irrazionale, però è uno che non si pente mai di quello che fa.

C’è una frase, una riflessione che ti è rimasta particolarmente fissata nella memoria?

Mi è rimasta impressa non una frase ma una scena: quando l’Inseguitore, svegliandosi nello scafo di una nave, intravede nella penombra un bambino con al collo la tipica catena degli schiavi.
L’immagine mi ha colpito per due motivi: uno, perché mi ha ricordato il brano di Amatissima di Toni Morrison, in cui la protagonista è in un capanno di legno e la luce che filtra attraverso le fessure le fa rievocare gli uomini e le donne prigionieri negli scafi di legno delle navi negriere; e poi mi ha colpito perché, nel tripudio di invenzioni fantastiche che è il romanzo, questa scena riporta bruscamente alla realtà, una realtà del passato che però non ha assolutamente smesso di farsi sentire nel presente. E la nave ha fatto andare il mio pensiero ad altre imbarcazioni, che oggi non portano schiavi ma attraversano il mare con un carico altrettanto disperato.

SEEKER – blogtour

Benvenuti nel mondo di Seeker!

Una nuova, straordinaria serie fantasy, contesa dagli editori di tutto il mondo e in corso di pubblicazione in 16 Paesi.

3 Maggio. Segnate questa data in agenda, perché quel giorno avrete il vostro biglietto per un viaggio fantastico.

Seguirete Quin Kincaid, finalmente pronta a pronunciare il sacro giuramento e a diventare un Seeker. per proteggere chi ama e portare la luce dove regnano le tenebre.

Le sue imprese sono destinate a diventare leggendarie…

Orfani di “Divergent”? Amanti di “Il Trono di Spade”? Seeker sarà la vostra nuova ossessione!

Dal 2 al 7 Maggio seguite il blogtour dedicato al romanzo e alla serie, scoprendone passo passo le ambientazioni e i personaggi, ascoltandone la musica e… Molto altro!

Questi i blog che vi accompagneranno nel vostro viaggio:

Everpop “Concedetevi una manciata di pagine di questo libro, perchè in breve tempo “Seeker” diventerà sinonimo di avventura, e verrete travolti e trascinati in un mondo a dir poco incredibile” 

http://everpopblog.blogspot.it/2016/05/libri-tappe-seeker-blogtour-reading.html

We Found Wonderland in Books “Un fantasy travolgente, che tiene incollati alle pagine grazie a personaggi interessanti e a un mondo così simile ma allo stesso tempo così diverso dal nostro.”

http://wefoundwonderlandinbooks.blogspot.it/2016/05/blogtour-seeker-di-arwen-elys-dayton.html?m=1

Il Colore dei Libri “La magia che risiede in SEEKER è in grado di avvolgere completamente il lettore. È capace di trasportarlo in mondi pericolosi, ma incredibile attraenti, e soprattutto gli farà provare emozioni così forti da mettere in pericolo la sua stessa vita: estraniarsi dal libro è assolutamente impossibile.”

http://ilcoloredeilibri.blogspot.it/2016/05/blogtour-seeker-di-arwen-elys-dayton-3.html?m=1

L’angolo Letterario “Ammaliante e potente: SEEKER è il romanzo che da tempo stavo cercando!”

http://langololetterario.blogspot.it/2016/05/blogtour-seeker-di-arwn-elys-dayton-la.html

Bookish Advisor “Un romanzo YA davvero brillante ed intrigante, capace di costruire un mondo spettacolare nel quale il lettore si perde più che volentieri, in un fantasioso mix perfetto di vari generi letterari: high fantasy, science fiction, e anche steampunk. Per dare origine ad un romanzo capace di lasciare senza parole!”

http://bookishadvisor.blogspot.it/2016/05/blogtour-seeker-di-arwen-elys-dayton.html?m=1

Devilishly Stylish “Quin è idealista e determinata, Shinobu è un perfetto Fidanzato di Carta, l’ambientazione è a dir poco strepitosa: non potrete più fare a meno del mondo di “Seeker”! “

http://devilishlystylish2011.blogspot.it/2016/05/seeker-di-arwen-elys-dayton-blogtour.html?m=1

Q&A le vostre domande a Robin Hobb #part2

Q&A con Robin Hobb: abbiamo raccolto le domande dei lettori per Robin Hobb, amata scrittrice di fanatsy e autrice de L’assassino – Il Ritorno. Ecco la seconda tranche di risposte! (le altre le potete leggere qui)

  1. 1 – Perchè ha deciso di scrivere sotto pseudonimo? E perché ha scelto il nome “Robin Hobb”?

Oh, questa è una domanda a cui ho risposto moltissime volte! Quindi, ve lo dirò di nuovo!

Quando ero agli inizi della mia carriera di scrittrice, usavo il mio vero nome: Megan Lindholm. E scrivevo diverse cose: articoli di giornale, storie per bambini, poesie, e racconti fantasy, più o meno lunghi. Persino qualche storia di fantascienza. Quando mi cimentavo con il fantasy, ne scrivevo di tutti i tipi. Le mie storie avevano recensioni molto positive, ma non vendevano granché. I miei lettori non sapevano mai che genere di racconto gli avrei proposto in seguito.

E poi ho iniziato a lavorare alla trilogia dei Lungavista. E sia il mio agente che il mio editor mi dissero: «Questo è qualcosa di completamente diverso rispetto a tutto quello che hai scritto in passato. Perché non ci inventiamo uno pseudonimo per differenziarlo dai tuoi lavori precedenti?» E l’idea mi ha intrigato subito.

Mi sono divertita parecchio a scegliermi un nuovo nome. Volevo che fosse un nome evocativo, ma non solo. Volevo che fosse corto, così sarebbe stato stampato bello in grande sulla copertina! E ho scelto di far iniziare il cognome con la lettera “H”, così i miei libri sarebbero stati posizionati sui ripiani intermedi in libreria, non troppo in alto ma nemmeno troppo in basso. Per quanto riguarda il nome, abbiamo scelto Robin, che significa pettirosso e fa venire in mente la primavera, Robin Goodfellow, meglio noto come Puck, e infine Robin Hood, certamente. Dopo aver stabilito Robin come nome, ci siamo decisi per Hobb come cognome, perché ha un bel suono, gentile, (in inglese hob è il fornello, perciò quando lo pronuncio penso alla frase “metti il bollitore sul fornello”) e per l’insolito rimando agli hobgoblin! Mi piaceva anche come suonavano insieme i due nomi. Mi sono divertita davvero molto a inventarmi una nuova identità!

  1. 2 – Robin, un saluto da un membro di www.bloodmemories.it . Perché ne L’assassino. Il ritorno ci sono così pochi riferimenti agli eventi politici che accadono in altre parti del tuo mondo? So che Fitz si è ritirato a Giuncheto, ma speravo di leggere qualcosa su Calched e sulle Rive Maledette in questo libro e nel seguito, visto che hanno un legame con Umbra.

Credo che ogni libro offra una chiave di lettura al lettore. Ne  L’assassino. Il ritorno, Fitz si trova calato in un ambiente domestico, una sorta di isola felice. Ha deciso di ritirarsi dalla politica di Castelcervo e sta cercando un po’ di pace. Fitz è abbastanza ostinato nell’evitare di venire a contatto con gli intrighi della corte, poiché sa che, se si lascia coinvolgere anche solo un po’, ci finisce dentro fino al collo.

Quando scrivo in prima persona, penso che sia molto importante limitarmi al punto di vista del narratore. Il lettore può vedere solo con gli occhi di quel personaggio e sapere solo quel che lui decide di condividere. Pertanto, ci sono dei riferimenti ai problemi con i draghi delle Rive Maledette e con Calched, ma, dal momento che Fitz ha distolto la sua attenzione da quelle questioni, il lettore è costretto a fare altrettanto.

      

  1. 3 – Cara Robin, da amante dei gatti come te, posso farti una domanda personale? Ricordo che Pi è stata co-autrice di tutti i libri su Fitz e sul Matto e che se ne stava seduta sulle tue ginocchia, miagolando contro di te se stavi per troppo tempo lontana dalla scrivania. Dunque, nella stesura di quest’ultima trilogia, Diego si è dimostrato all’altezza di Pi? La tua gatta manca anche a Fitz e al Matto?

Pi ha condiviso con me molti anni felici. È stata dura perderla, ma nessuno vive per sempre, e sfortunatamente i nostri cani e gatti hanno una vita molto più breve rispetto alla nostra. Diego non potrà mai sostituire del tutto Pi; non esistono due gatti identici, proprio come non esistono due bambini identici!

A Diego piace saltare sulla scrivania e sdraiarcisi sopra per occupare ogni angolo libero che riesce a raggiungere. Se lo ignoro, allunga una zappa e mi graffia con le sue unghiette. Se prendo dal cassetto un tronchesino per animali, scappa alla velocità della luce, lasciando dietro di sé una scia di fogli svolazzanti. Il suo scherzetto peggiore consiste nel sedersi sulle mie ginocchia e nel ribaltarsi sulla schiena. È troppo grosso per fare una cosa del genere, perciò comincia a scivolare giù, da una parte o dall’altra, e mi tocca prenderlo al volo. E di certo non posso scrivere al computer mentre lo faccio!

Un’altra cosa che adora fare è sedersi sulle zampe posteriori e affilarsi le unghie sul mio schedario, graffiando tutti i bordi. Ammetto che sia un po’ viziatello, ma mi tiene molta compagnia quando faccio le ore piccole nel mio studio.

  1. 4 – Ciao Robin! La descrizione di Giuncheto è molto dettagliata e, per la prima volta, nei tuoi libri c’è una pianta dell’edificio (e persino un disegno della facciata). Hai tratto ispirazione da un edificio reale?

L’idea della pianta è stata del mio editor. Io sono tremenda a disegnare. Le mappe non sono proprio il mio forte. Ne ho disegnata una solo perché lei mi ha suggerito di provare a farlo ed è stato allora che mi sono accorta che molte descrizioni del libro erano prive di senso! Quindi, quando ho abbozzato la posizione delle stanze e il loro nome, ho ripreso in mano il testo e ho sistemato le descrizioni in modo da permettere al lettore di immaginarsi l’ambiente in cui si muovevano i personaggi. La bella illustrazione della pianta dell’edificio che c’è nel libro è opera di Jackie Morris, che si occupa anche delle copertine inglesi. È decisamente più elegante e sofisticata dell’orrendo scarabocchio pieno di cancellature che le ho mandato come base su cui lavorare. Non penso che un edificio come quello di Giuncheto esista davvero. Sarebbe un incubo per qualsiasi architetto!

  1. 5 – Ciao Robin! Sono un membro di Bloodmemories. Ho avuto la fortuna e il piacere di incontrarti a Parma, anni fa. Dopo aver letto Il risveglio dell’assassino, mi sono interessato al background del Matto. A che cultura ti sei ispirata per creare il suo personaggio? Ti sei ispirata alla realtà?

Il Matto è un buffone di corte, è un jolly, e uno scherzo del mio cervello di scrittrice. È un personaggio che non ho creato volontariamente. Semplicemente, lui si presenta in una scena e inizia a parlare, e io non ho proprio idea di dove voglia andare a parare o di cosa possa rivelare di sé. Quindi, nessuna cultura particolare l’ha influenzato, e di certo non la realtà!

  1. 6 -Cara Robin, nel Regno degli Antichi hai una visione particolare del tempo e della storia. Ti sei ispirata a una corrente filosofica in particolare? Grazie!

Forse anche in Italia esiste un detto simile a quello inglese: «Chi non conosce la storia è condannato a ripeterla». L’ho sentito spesso ripetere, crescendo. Ma ho iniziato a chiedermi se non sia forse più vero il contrario. E se le nuove generazioni potessero metter da parte, dimenticandoli, l’odio e gli errori del passato? A volte, mi sembra che nel mondo si continuino a combattere sempre le stesse guerre, tra le stesse fazioni, perché si continuano a ricordare le differenze, e le offese arrecate da un gruppo a un altro. Insomma, spesso tutto si riduce a una questione di vendette. Allo stesso modo, a Castelcervo e nei Sei Ducati, c’è il detto «Prima o dopo, si finisce sempre per fare una guerra con Calched». Ed è solo un esempio. 

Devo dire che non c’è una teoria o idea filosofica precisa alla base della storia. Io distinguo tra la Storia – con la S maiuscola – e le storie. Adoro scrivere di fatti interessanti che succedono, di come possano svolgersi in un mondo fantastico, e delle conseguenze che possono provocare. Dunque, in verità, per me si tratta solo di raccontare una storia.

Q&A: le vostre domande a Robin Hobb

Q&A con Robin Hobb: abbiamo raccolto le domande dei lettori per Robin Hobb, amata scrittrice di fanatsy e autrice de L’assassino – Il Ritorno. Ecco le risposte!

  1. DOMANDA: Da dove è nata l’idea di creare il Reame degli Antichi? E, in più in generale: perché ha scelto il fantasy e non un altro genere?

Oh, questa è una fregatura! Sono due domande belle lunghe, non una sola!

Il Reame degli Antichi non è un’idea in sé, ma l’evoluzione di un’idea. Le mie storie iniziano sempre con un personaggio che deve affrontare un problema. Il mondo in cui il personaggio è calato viene svelato via via che iniziamo a prendere familiarità con lui o con lei. Scopriamo la famiglia e gli amici del personaggio, la sua professione, dove vive, l’estrazione sociale, il modo di vestire, l’economia della regione in cui vive, il tipo di governo, la geografia di quell’area, in particolare, e di quel mondo, in generale.  

Pertanto, da scrittrice, creo il mondo in cui la storia si svolge come estensione di un personaggio. Se ci pensate, vi accorgete che lo stesso è vero anche per noi, nella vita di tutti i giorni. La mia visione del mondo è plasmata da tutte quelle stesse cose, e se io fossi nata in una famiglia diversa, in una parte del mondo diversa da quella in cui mi trovo ora, quella stessa visione sarebbe parecchio diversa da quella attuale.

Perché scrivo fantasy?

Scrivo fantasy perché mi permette di inventare la mia storia per il lettore senza limiti o idee prestabiliti. Il fantasy consente allo scrittore di lavorare su una tela completamente intonsa.

Se io inizio una storia con una frase riguardo un re italiano, un giovane cattolico, uno schiavo del Mississippi o un colono ebreo, il lettore subito fa delle supposizioni e prova simpatia o antipatia per il personaggio. Ad esempio, un re italiano è calato in un certo periodo storico. Leggendo, dunque, si balza subito alle conclusioni riguardo gli abiti, il cibo e lo stile di vita delle persone di quel periodo. Ma, se io inizio una storia parlando del re di Calursoria, il lettore si ferma e aspetta che sia lo scrittore a fornire gli elementi che gli mancano; quindi, è pronto a credere che il re sia scelto dal caso e governi per un solo anno prima di essere sacrificato a un dio. Ora, non importa che chi legge provi pietà per il re o ne sia intrigato, quel che conta è che è pronto a seguirmi dentro la storia. Solo con il genere fantasy uno scrittore può distogliere completamente il lettore dalla realtà e creare un nuovo mondo e, forse, persino nuove idee. Questo non vuol dire che chi scrive possa prendersi troppe libertà e dire “Oh, dopotutto si tratta solo di fantasy. Il lettore crederà che una ragazza possa portare in spalla il suo cavallo o che si possa tagliare la gola a un uomo facendolo sopravvivere.” Ci sono delle regole da rispettare. Non si possono infrangere le leggi della fisica o del buon senso a meno che lo scrittore prima non stabilisca delle regole per cui una ragazza possa sollevare il cavallo (una forza magica) o un uomo non muoia dissanguato.

Dunque, il fantasy offre a uno scrittore un’ampia gamma di possibilità nel plasmare un mondo o una situazione.

DOMANDA: Come mai ha deciso di tornare a Fitz con una nuova trilogia?

La prima e più importante ragione di ciò è che c’era ancora qualcosa da raccontare. I tempi erano maturi per tornare a Fitz e al Matto. Quando, nel corso degli anni, mi sono cimentata con il Reame degli Antichi, ho scritto i libri in ordine cronologico. Dunque, i fatti che accadono nella trilogia di Fitz e del Matto avvengono dopo “Le Cronache delle Giungle della Pioggia”, e per me la loro è la storia che più mi preme raccontare ora.

  • DOMANDA: Quali sono le differenze tra questa serie e le precedenti che hanno per protagonista Fitz? Come sono cambiati i personaggi?

Se dovessi trovare tutte le differenze, dovrei scrivere una trilogia solo su questo. Che è proprio quel che sto facendo! Non posso parlare qui di come sono cambiati i personaggi, altrimenti rivelerei troppo del libro. Gli anni sono passati, e il tempo ha lasciato il segno su tutti i personaggi proprio come succede per tutte le persone su questa terra. Sono passati sette anni dalla chiusa de Il destino dell’Assassino alla prima scena de L’assassino. Il ritorno. E, nel primo libro di quest’ultima trilogia, si svela un bel po’ di quel che è successo in tutto questo tempo.

  • DOMANDA: Ape Lungavista è una novità molto interessante. Da dove viene l’ispirazione per questo personaggio?

Le domande su che cosa abbia “ispirato” un personaggio o un luogo mi confondono sempre. Ape non l’ho immaginata prendendo spunto da qualcuno che conosco o ho conosciuto. Certo, ho una conoscenza generica dei bambini che ho acquisito nel corso di una vita, cosa naturale specialmente se uno è un genitore o un nonno. Ma Ape è del tutto frutto della fantasia. Se uno scrittore ambienta una storia in un mondo fantastico, penso che faccia un errore terribile a inserire un personaggio che esiste nel mondo reale. Il personaggio “reale” sarebbe un estraneo lì perché non è nato e cresciuto in quella cultura. Per me semplicemente non può funzionare.

  • DOMANDA: Fitz sostituirà Occhi-di-notte con un altro animale? (si può rivelare senza spoilerare?!)

Se io rispondessi sì o no a questa domanda, farei un super spoiler per la nuova trilogia.

  • DOMANDA: A volte gli scrittori confessano che la scrittura ha per loro una funzione “terapeutica”. Lei ha un demone personale che esorcizza con la scrittura?

No. Scrivere è qualcosa che mi piace fare, ma non considero la scrittura una forma di terapia. Nelle mie storie, mi piace farmi una domanda, darmi una risposta ipotetica e poi sviluppare quella risposta in una storia per vedere se funziona oppure no. Nel racconto successivo, potrei dare una risposta ipotetica differente alla stessa domanda. Per me, l’atto dello scrivere è sempre legato a qualcosa da raccontare, niente di più, niente di meno.

DOMANDA: Lei è appassionata di astrologia? Ha mai pensato al segno zodiacale dei suoi personaggi?

La mia conoscenza dell’astrologia è molto superficiale, si limita agli oroscopi che trovo sui giornali. Quindi, non ho mai considerato quella domanda. Inoltre, visto che i miei racconti sono ambientati in un mondo totalmente diverso dal nostro, l’astrologia di questo mondo, valida per questo universo, si potrebbe applicare lo stesso?

DOMANDA: Lei è molto gentile con i suoi fan sui social network e la ringrazio molto per questo. Nonostante la sua gentilezza, lei nei suoi libri ha descritto alcune scene molto cruente! Come è riuscita a farlo?

La vita è fatta tanto di crudeltà, quanto di gentilezza. Scrivere una storia che contenga solo una o solo l’altra mi sembrerebbe davvero strano. Quando scrivo, la storia segue una logica sua, di questo tipo: “che cosa succederà poi?” E qualche volta accade qualcosa di molto triste, difficile o duro. Evitare tutto ciò e risparmiare al protagonista tutto il dolore o tutte le difficoltà non mi sembra molto giusto nei confronti del lettore e, credo, renderebbe il libro molto noioso. Tutti noi abbiamo avuto giorni in cui accade un disastro dietro l’altro. Ad esempio, sono in ritardo al lavoro, il bambino si ammala, mi si buca una ruota e inizia a piovere a dirotto proprio quando mi accorgo che anche la mia ruota di scorta è a terra. Quindi, talvolta, sì, eventi terribili a catena accadono ai personaggi. Ma, se uno toglie questi eventi dal libro e protegge i personaggi da tutto il dolore, non rimane molto da raccontare.

Lorenza e Flavia: “un’intervista reciproca” per raccontare Dark Heaven

Domande di Flavia a Lorenza

1. Damien non ti ha stancata un pò? Nessun altro personaggio nel tempo ti ha sedotta a suo favore?
Damien non mi stanca. E’ coerente con se stesso e a volte mi diverte fargli fare cose che proprio non sono da lui – tipo la torta al cioccolato ne L’abbraccio dell’angelo! Nel secondo romanzo ci ha un po’ sorpreso, uscendo dalla parte del prof. serio e distaccato. Tuttavia devo dire che Lacombe, soprattutto nella nuova veste (non dico troppo per non spoilerare, ma aspettate a leggere TUTTO il secondo libro per capire meglio le miei parole), mi piace un bel po’, nonostante non ami particolarmente i biondi. Rispetto a Damien è molto più imprevedibile, ha un carattere volubile, un po’ bambino e un po’ uomo, che mi intriga molto. E poi, sapendo già gli sviluppi futuri… credo che mi appassionerà ancora di più.

2. Cos’hai pensato quando hai letto la scena dove compare per la prima volta Francesco dopo che ci eravamo accordate sulle caratteristiche di assoluta normalità che avrebbe dovuto avere?
Che un po’ eri matta, ma già lo so – e lo impareranno anche i lettori ora – che sotto a quella maschera di compassata normalità, quasi di blanda accettazione di tutto, c’è invece una ribelle mattacchiona. E poi il “nuovo” Francesco – nuovo rispetto a come l’avevamo disegnato in origine – mi è piaciuto subito quindi non ho avuto problemi ad assecondarti…

3. Definisci con tre aggettivi la nostra avventura letteraria.
Folle, Appassionante, Divertente.

4. Stai meditando qualche scena a mia insaputa, magari di sesso più esplicito, che dovrò censurarti prima di passarla alla editor che ci censurerà ulteriormente ricordandoci che scriviamo per YA (young-adult)?
Naturalmente. Sai che io non ho veli nell’immaginazione e neppure nella scrittura… Scherzi a parte ho davvero molte ideuzze per i nostri protagonisti, e di alcune di queste effettivamente non ti ho ancora messa al corrente…

5. Ti prudono le mani come prudono a me quando penso al terzo libro per la voglia di iniziare?
Il terzo capitolo sarà quello più esplosivo. Tanta carne al fuoco, tante belle idee. Se gli appassionati irriducibili di Dark Heaven avranno la pazienza ancora una volta di aspettarci… ne vedranno delle belle. Quindi sì, mi prudono molto le mani, e direi che, dal momento che il prologo c’è già, non ci resta che iniziare cara collega.

6. Conti di stressarmi a morte anche durante la stesura del terzo libro se per due giorni di seguito non scrivo neanche una scena?
Il mio compito, ahimè, è quello. Altrimenti so già cosa faresti: dormiresti tutto il tempo, nevvero? Oppure guarderesti X-Factor o qualsiasi altra cosa che ti prende al momento e non scriveresti. Invece, grazie al mio strattone nei momenti giusti, ti ricordi che hai non solo un figlio da seguire ma anche un libro da portare a termine. A che punto sarebbeDark Heaven senza di me? Ah, che ruolo ingrato…

7. Penny, Emma, Giorgia su un aereo che sta per schiantarsi. C’è solo un paracadute. A chi lo dai?
Mmmm, domanda difficile. A Penny non lo darei: l’immagine del suo faccino composto ed elegante pochi secondi prima dell’impatto mi intriga; a Emma neppure lo darei per vedere le strategie che il suo cervellino arguto mette in campo per provare a salvarsi in un altro modo (non so perché ma mi vengono in mente tutte quelle scene di Madagascar 2 mentre l’aereo, dopo varie carambolate, atterra in Africa…); lo darei invece a Giorgia, ma solo perché non posso pensare di avere un Dark Heaven 3 senza le sue assurde e divertenti trovate. E’ necessaria e fastidiosa come la sabbia nel letto negli appartamenti al mare – già so che la similtudine non ti piacerà, ma secondo me invece rende molto bene l’idea!

Domande di Lorenza a Flavia:

1. Com’è scrivere con me?
Premetto che non è sempre facile ma ormai, dopo 28 anni di conoscenza, ho affinato delle strategie per arginare i tuoi momenti “no”. Nel complesso direi che il risultato è molto buono: un 70% di divertimento, un 20% di intuizioni comuni (possiamo chiamarla alchimia?) e anche un 10% di testardaggine (ma ammetto che quella c’è da entrambe le parti e di solito vince chi riesce a essere più convincente in quel momento).

2. Un’astrologa una volta ci ha detto che siamo “karmiche” nel senso che siamo destinate a mettere in piedi dei progetti assieme… ti ci ritrovi?
Considerando che questa cosa ci è stata detta prima che Dark Heaven arrivasse in casa Sperling il prosieguo della vicenda mi fa pensare che la cosa possa avere un suo fondamento. Per quanto riguarda la costruzione del progetto e le predisposizioni sul genere fantasy siamo davvero in ottima sintonia. Sarà merito di un’amicizia che dura “solo” da 28 anni… o da molto di più?

3. Qual è il personaggio di Dark Heaven che ami di più e perché?
Direi che il personaggio che mi piace di più è quello che riesce a sorprendermi maggiormente mentre scrivo. E quindi Francesco nel primo libro e Lacombe nel secondo perché hanno chiesto più spazio di quello previsto per loro, prima nella mia testa, e poi, naturalmente, sulla pagina. In un certo senso ammiro anche Virginia perché riesce a destreggiarsi sempre molto bene in questa storia per metà romantica e per metà dannata.

4. Chi invece butteresti dal balcone?
Buttare dal balcone, ma scherzi? Sono tutti figli miei, anzi nostri, alla fine! Se proprio devo trovare qualcuno che a volte mi infastidisce direi Emma, ma semplicemente perché il suo modo troppo razionale di vedere il mondo la fa inserire a fatica in questa Venezia magica. Comunque bisogna dire che la forza di certe decisioni e il cambiamento che ha subito nel secondo libro sono davvero ammirevoli.

5. C’è un lato del male nel nostro libro che ti seduce?
Il male seduce per natura, è il suo modo per portarti dalla sua parte per cui una parte di attrazione c’è sempre. Ma solo se parliamo del male “magico”, il male quello vero, quello che si respira a Marghera sapendo ciò che quel mostro industriale ha causato, mi disgusta e spaventa al contempo.

6. Dove tieni le copie di Dark Heaven?
Su una mensola, in camera da letto. Un posto comune in effetti ma sono messi in modo che il mio sguardo possa accarezzarli ogni volta che entro nella stanza.

7. Tuo figlio Leonardo (in arte Dudu) cosa ne pensa dei nostri libri?
Passata (con mio grande dispiacere) la convinzione che la mamma “era come la signora Fletcher” direi che è molto attratto dalle copertine e ne nota i minimi dettagli. Per ora non mi ha chiesto la trama (il pensiero di doverla adattare per un seienne mi turba un po’) e spero che non lo faccia ancora per qualche anno. Capisco che il target prevalente sia Young Adult… ma non così young!

Flavia Pecorari e Lorenza Stroppa hanno pubblicato i volumi della saga di Dark Heaven sotto lo pseudonimo di Bianca Leoni Capello. Amiche da ventotto anni, Flavia e Lorenza hanno condiviso esperienze ed esperimenti, musica, recitazione, letture e una passione viscerale per il genere fantasy. E da qui nasce Dark Heaven

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