Dopo aver scoperto con le meraviglie nascoste di Venezia, del Giardino di Bomarzo, della Liguria e dell’incantevole città di Catania, Isabella Dalla Vecchia e Sergio Succu (autori del libro LUOGHI DI FORZA) ci raccontano qualcosa di Halloween e ci invitano a visitare Triora, la più nota città delle streghe in Italia.
Le streghe di Triora
La notte di Halloween o “notte delle streghe” è il momento in cui esseri di altri mondi entrano nella nostra realtà, spaventandoci con le loro sinistre risate. Quel momento in cui tutto sembra fermarsi, in cui il mondo sembra andare a dormire, ma brulica – in realtà – di vita. Il buio ci rende vulnerabili e impauriti e attendiamo la salvezza dell’alba del 1 novembre.
Halloween nasce come festa pagana legata al nuovo anno celtico. In questa occasione venivano aperti dei portali dimensionali che permettevano il passaggio di fantasmi e anime trapassate nel nostro mondo. Si indossavano delle maschere per confondere gli spiriti e fare credere loro di essere ancora nell’aldilà, ed evitare che pensassero di poter fuggire nel nostro mondo.
I protagonisti di questa festa i sono i gatti neri, animali considerati compagni delle streghe e per questo perseguitati in epoca medievale dall’Inquisizione.
Ma streghe e gatti sono davvero così negativi?
Innanzitutto le streghe sono donne guaritrici, conoscitrici di antichi saperi, perseguitate dalla Chiesa perché credute compagne del diavolo. Ma altro non erano che sacerdotesse in grado di curare malati con antichi medicamenti preparati grazie a un sapere pagano. Personaggi singolari, che spesso vivevano insieme ai loro gatti, consapevoli dei poteri dei felini, e che vennero additate dagli inquisitori, catturate, torturate e uccise, anche con accuse infondate e molte volte assurde.
Ci sono pervenuti documenti agghiaccianti, tra cui il Malleus Maleficarum, un manuale che insegnava come identificare e far confessare una strega. I processi alle streghe vengono ricordati in molte città, ma la più famosa in Italia è sicuramente Triora, nell’entroterra ligure, un luogo che ha mantenuto nel tempo un’aura misteriosa e oscura, unica nella nostra penisola.
A Triora le streghe sono vissute veramente, al punto che si ricorda un processo avvenuto tra il 1587 e il 1589 contro donne ritenute responsabili della pestilenza, della carestia e perfino della sparizione di alcuni bambini. Accuse terribili, certo, anche se visti i tempi che correvano bisogna capire la disperazione della popolazione locale, affranta e disperate per la calamità improvvisa, in cerca di un pretesto a cui aggrapparsi, anche il più assurda, per giustificare il terribile momento. E spesso erano proprio gli esseri più indifesi a diventare il capro espiatorio, come le donne e gli animali, proprio perché non potevano dire la loro.
Sembra un paradosso eppure proprio le donne guaritrici che curavano dalle malattie, venivano accusate di esserne la causa. Qui a Triora furono catturate e processate 30 donne, tenute prigioniere a Ca’ de Baggiure (chiamata oggi Casa delle Streghe). Tra di esse la più celebre fu Isotta Stella, morta in seguito a terribili torture. Esiste perfino un importante luogo indicato da un cartello, su cui è scritto “CABOTINA, nel secolo XVI credevasi luogo delle streghe”. Pietre che se potessero parlare farebbero riecheggiare le urla delle povere sventurate. A raccontarcelo oggi è il Museo Etnografico della Stregoneria, in cui sono custodite le copie dei processi, episodi tremendi di una storia che non bisogna dimenticare.
Chissà che insieme a loro non siano stati processati anche i gatti, che mai venivano risparmiati per lo stretto legame con il paganesimo antico: i gatti, infatti, hanno affiancato divinità come la dea Bastet egizia (che era essa stessa una donna-gatto), Artemide (dività greca greca che veniva affiancata da animali selvatici tra cui i gatti, che tali erano considerati) e Freja (dea dei culti nordici la cui carrozza veniva trainata da felini magici e portentosi). Erano culti pagani molto diffusi, con migliaia di seguaci in tutta Europa e per questo contrastati da Chiesa e Inquisizione, almeno fino alla venuta dell’Illuminismo, quando – finalmente – i processi di condanna delle streghe vennero considerati come atti basati su accuse infondate. Maria Teresa d’Austria il 1 marzo 1755 emanò infatti una legge in cui si enunciava che qualsiasi sospetto su presunte streghe, licatropi o vampiri doveva obbligatoriamente passare al vaglio dell’impero. E tutti i gatti furono finalmente salvi.
Eppure i gatti venivano apprezzati per eliminare la presenza dei topi (spesso e volentieri accolti nei monasteri proprio per questo motivo), perché li hanno sempre cacciati. E dato che i principali portatori della peste erano proprio i topi, eliminare donne che tenevano pulite le case (non per nulla le streghe avevano sempre con sè una scopa) e i gatti che li cacciavano, più che eliminarla, aiutava la diffusione della peste e delle malattie!
Pino Caruso diceva “I gatti neri portano fortuna. Il mondo va male perché tutti li evitano”, una santa verità che aveva compreso l’uomo antico, ma non l’uomo medievale e tantomeno quello del XXI secolo. La sfortuna non esiste, è solo una scusa che noi diamo a una nostra scelta sbagliata.