Ricominciare a Parigi: l’Italia e l’italiano con Corine Gantz

Non so cosa abbia fatto scattare la scintilla. Un incantevole aprile? O Sotto il sole della Toscana? (Penso che entrambi questi film/libri mi siano stati di ispirazione per Ricominciare a Parigi). O forse ha qualcosa a che vedere con quel pericoloso ragazzo italiano con cui sono uscita per 3 anni? Il punto è: io ho sempre voluto imparare l’italiano. Una volta all’anno mi procuro un set di audiocassette in biblioteca e mi applico febbrilmente per qualche settimana. Ma poi la vita si mette in mezzo.

È una fantasia condivisa da molti poter parlare in italiano, con italiani, in Italia. Per me, sarebbe il massimo se succedesse ad aprile e in Toscana. (Anche George Clooney faceva parte della mia fantasia, ma ora che si è sposato non mi interessa più). Immaginate quindi il mio stupore quando, dopo tutti questi anni, durante i quali io ho imparato solo a mettere insieme alla meno peggio qualche parola, i miei personaggi – da un momento all’altro – si sono messi a parlare fluentemente l’italiano!

Il 2015 è iniziato quando le buone notizie del 2014 hanno preso vita. Sono felicissima che il mio romanzo sia stato tradotto in italiano.

E con una bellissima copertina!

Corine Gantz  

Conferita a Danielle Steel la Legion D’Onore

Lo scorso 1 marzo a Parigi, l’autrice di bestseller internazionali Danielle Steel è stata insignita della Legion d’Onore, come riconoscimento alla sua lunga carriera.

Alla cerimonia e al ricevimento erano presenti leggende della moda come Hubert de Givenchy, designer quali Philippe Venet e Alexander Wang, insieme al sindaco di Parigi, Bertrand Delanoë, alla famiglia della scrittrice e a tanti altri nomi della letteratura, della moda e del business.

Nella foto: a sinistra il sindaco Bertrand Delanoë, al centro Danielle Steel e sulla destra Jean – Pierre Jouyet (ex ministro e CEO/ direttore della Caisse des Dépôts et Consignations).

Photo Credit : Bertrand Rindoff Petroff / Getty Images

La trilogia delle stanze – Trovami

La storia di Elle (ambientata in una Parigi cupa e poco turistica) è diversa dalle trilogie erotiche a cui, ultimamente, siamo stati abituati.
Elle non è una ragazza innocente e sprovveduta (forse un po’ ingenua, ma è anche molto giovane), fa la escort per aiutare la madre malata e con una certa convinzione considera andare a letto con gli sconosciuti una seduta di ginnastica.
È bella e morbida (nessuna bellezza scheletrica o filiforme), è un po’ impacciata con le sue forme ma sa come utilizzarle per far parlare gli uomini (il che denota che è un po’ scafata).
Il primo capitolo de La trilogia delle stanze ruota intorno a Pigalle, iniziazioni erotiche, conflitti e ambiguità e a una ragazza  molto combattuta, perché la situazione in cui si trova non è semplice.
Da escort, Elle diventa la fidanzata di un pezzo grosso che ama più per il suo romanticismo e per le attenzioni che le dedica che per le sue doti sessuali.
La parte fisica la vive (in maniera molto particolare) con un cliente sconosciuto, che scopre essere il fratello del suo futuro sposo.
Sì, perché Elle continua a fare la escort anche con l’anello di fidanzamento al dito, inizialmente perché ha bisogno di soldi per un regalo speciale al futuro sposo, poi perché sente nascere una certa passione per il cognato misterioso.
Insomma, in questo romanzo niente è come sembra: messaggi scritti, regali, camere di hotel, amici, amanti, mamme e maggiordomi. Trovami, la prima stanza della trilogia, ha non pochi colpi di scena.
Eros (molto, a volte raffinato a volte sconcertante), sesso (anche un po’ perverso per certi versi), mistero, amore: gli ingredienti per piacere ci sono tutti.

La consigliamo a chi:

ama l’eros raffinato e non ne può più di frustini e manette
ama Parigi perché Parigi è sempre Parigi
ama le atmosfere cupe, i luoghi ambigui, i personaggi foschi

Da leggere con:
macarones e caffè lungo.

Barbara Garlaschelli racconta Carola

Carola nasce da una storia lontana, da un episodio raccontatomi da un fratello di mio padre. Molto spesso i miei romanzi e i miei racconti nascono da narrazioni orali, da storie che mi capita di ascoltare tra la gente. In questo caso, l’episodio che ha ispirato Carola è la scomparsa di una sorellina di Ambrogina, la mia nonna paterna. Lei proveniva da una famiglia povera e numerosa, dove il compito delle donne, oltre che lavorare in casa, era quello di fare figli. Una delle sorelle di nonna, poteva avere circa due anni, era caduta nel Naviglio e in famiglia si era immaginato per giorni che fosse svanita in qualche modo incomprensibile.
Questo episodio è rimasto nella mia memoria fino a quando ho cominciato a scrivere di Carola, una ragazzina che è nata e vissuta a Robecco fino ai sedici anni, fino al momento in cui le capita un episodio tanto sconvolgente da spingerla alla fuga, lei così apparentemente tranquilla e con una vita semplice ma scandita da ritmi regolari e rassicuranti, circondata dalla numerosa famiglia, impegnata ad aiutare la madre e a curare l’amata sorellina, Tonietta.
Ecco, l’episodio sconvolgente doveva essere legato all’unico amore della sua giovane vita, al gancio sicuro che la teneva legata alla sua terra d’origine: Tonietta.
Sparita Tonietta, Carola ha una sola possibilità: cercarla, ritrovarla, riportarla a sé.
Ed è così che un giorno d’estate del 1905 comincia il suo viaggio che sembra una fuga ma che si rivela una scoperta: quella di se stessa, del desiderio di conoscere il mondo, di affrancarsi da una realtà sicura ma senza prospettive per lei, giovane donna povera dell’inizio del secolo.
Il mondo attorno sta esplodendo (in Europa si sviluppano movimenti culturale e artistici; ci si sta inesorabilmente avvicinando alla Prima Guerra Mondiale; le geografie umane e fisiche del Millenovecento stanno mutando) ma Carola, quando inizia il suo viaggio, né è ancora inconsapevole.
Lei fugge con la convinzione di voler trovare Tonietta, ma mano a mano che procede si rende conto che quello è un viaggio da cui non vuole fare ritorno.
Incontrerà sulla sua strada una compagnia di attori itineranti, i Meravigli, che segneranno per sempre le sue scelte. Non a caso Carola si aggregherà a una compagnia teatrale girovaga. Gli attori, soprattutto quegli attori, gli “scavalcamontagne”, rappresentano non solo l’avventura ma anche un mondo che ha rotto con le convenzioni sociali, che ha regole proprie, un linguaggio proprio, una vita a sé. Ed è con loro che Carola comprenderà l’importanza e la ricchezza delle proprie capacità sia umane che professionali. Le sue mani tanto belle e che tanta ammirazione suscitano in chi le guarda, incarneranno la possibilità di emancipazione. Diventerà un’eccellente sarta e potrà girare l’Europa da sola grazie alla sua bravura e alla sua intraprendenza.
Tra i Meravigli, Carola incontrerà Leo, il bambino che la sceglie come unica depositaria del suo segreto. Con Leo, lei inizierà un altro viaggio, più profondo, emotivo ed emozionante. Un viaggio che si rivelerà il più difficile e sorprendente.
E questa è Carola Gigli, una giovane donna curiosa e più forte di quanto nemmeno lei stessa possa immaginare, che naviga a vista (in senso metaforico e fisico) – dalle acque dei Navigli a quelle della Senna – con un unico pensiero: ritrovare quella bambina persa tanti anni prima. Ritrovarla e riabbracciarla per poter ritrovare la pace.
Carola credo assomigli a molti di noi: in fuga, in viaggio, in avventura per ritrovare quella parte bambina che abbiamo lasciato alle nostre spalle molto tempo fa ma senza la quale non possiamo vivere. Una donna pronta a mettersi in gioco, a innamorarsi, a essere amata, senza calcoli, senza troppi compromessi, vincendo la paura che la terrebbe ferma, incastrata in un’esistenza senza colori.
Carola Gigli è la vita.

Barbara Garlaschelli

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